Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 6: Incontro con i fantasmi

Di Pietro Seddio

Ma ecco improvvisamente avvertii un frullo, un rumore e quasi subito mi accorsi d’un’ombra che si muoveva. Un’ombra nell’ombra. C’era qualcun altro, pensai? Chi si era nascosto in qualche angolo profondo e oscuro della Torre? E questo, anzi quest’ombra, si era accorta della mia presenza?

Io sono figlio e uomo del Caos

Per gentile concessione dell’ Autore

««« Cap. 5: Pirandello e Agrigento
Cap. 7: La sua Sicilia »»»

Indice Tematiche

Pirandello. Autobiografia immaginaria. Capitolo 6
Beka Lisa, Spirit painting, 2002. dal sito dell’autrice

Io sono figlio e uomo del Caos
Capitolo 6
Incontro con i fantasmi

E’ vero, confesso, ho sempre convissuto con i fantasmi e i morti, ma mentre i primi erano frutto delle mie fantasie, gli altri erano veri, visibili ed io, da giovinetto, per caso ebbi l’occasione di vederne uno disteso sul tavolaccio. Avevo udito che nella Torre, adibita a morgue, si trovava un cadavere ed io, fin da allora alquanto curioso, volli andare a vederlo.

Avevo saputo, sempre per i tanti chiacchiericci, che si trattava di un suicida e che era stato trovato poco fuori dell’abitato: alla Cavette. Niente di lui si sapeva. Molto probabilmente, si vociferava, era caduto per la fame. Lo avevano deposto su un asse dove solitamente si mettevano i morti. L’interno della piccola stanza, buia, con una sola piccola feritoia. Tutto era avvolto dall’ombra: veramente un luogo sinistro, proprio dei morti.

Quando decisi di andare a vedere il morto era già il tramonto, ma questa situazione, non smorzò la mia curiosità. Mi ritrovai ad aprire la porta e vidi subito quel corpo immobile. Notai, ancora, che portava due grosse scarpacce e pensai che avesse poco più di quarant’anni. E poi osservai la sua barbaccia ispida e incolta.

Sembrava inverosimile ma in quel contesto la morte e la vita si trovavano una accanto all’altra nel silenzio più assoluto e in un posto che nemmeno il grande Dante avrebbe mai descritto. Provai un fremito, confesso anche perché quel silenzio innaturale mi sembrava togliermi il respiro. Era la prima volta ed era certo che non avrei mai più dimenticato quella scena.

Il silenzio che incombeva era del tutto cimiteriale e guardando le pareti nere mi accorsi delle tante ragnatele e qualcuna era riuscita ad appiccicarsi sulla mia faccia. Non mi vergogno di dire che la mia fronte era già imperlata di goccioline di sudore. Ma ecco improvvisamente avvertii un frullo, un rumore e quasi subito mi accorsi d’un’ombra che si muoveva. Un’ombra nell’ombra. C’era qualcun altro, pensai? Chi si era nascosto in qualche angolo profondo e oscuro della Torre? E questo, anzi quest’ombra, si era accorta della mia presenza?

Non respiravo nemmeno, i miei occhi si erano sgranati per cercare di individuare in quel buio la inquietante ombra che io continuavo ad avvertire. Il morto era freddo, immobile con le sue scarpacce e sembrava che avesse paura pure lui. Non respiravo, ero davvero terrorizzato.

Tornai a sentire quel frullo d’ali, strambo ma vivo. Oh no, non è possibile! Ora vedevo, pur nel buio, due corpi e dopo il primo imbarazzo capii che una era donna, non mentivano le sue fattezze fisiche. Il suo vestire, il suo incedere, non potevano ingannarmi. Riuscii a poco a poco, tenendo sgranati gli occhi a vedere che di fronte a me la donna era avvinghiata ad un uomo e non stavano fermi, no, tutt’altro.

Si muovevano con lentezza, come a dondolarsi piacevolmente regolati da una molla a scatto. E la donna? Aveva le sottane alzate e poi portava un cappellino. Ne dedussi che era una signora. Ecco mi trovai ad essere in quel momento testimone d’una tresca amorosa, vissuta di nascosto e praticata accanto al cadavere d’un uomo nel buio più fitto.

Erano in fin dei conti due adulteri nascosti alla ombra della morte per sfuggire ad altra morte e questo epilogo sarebbe accaduto se qualche interessato, marito, fratello, stretto congiunto, li avrebbe scoperti. Ma sapendo del luogo per niente frequentato, avevano deciso di amarsi anche in compagnia del morto che certo mai avrebbe parlato facendo la spia. Tutto il mistero di quell’evento, che al momento mi stordì, riuscii a comprenderlo in un secondo tempo e in quel mentre avvertendo il sentore della morte e l’odore dell’umida grotta, scambiai per pianto quell’ansito d’amore che rompeva quel silenzio di lugubre morte.

Che dire? Analizzando questo episodio alcuni analisti hanno detto che l’amore per me avrebbe avuto il sentore di morte. Ma non l’idea della morte.

Voglio anche ricordare, e qui apro una parentesi che si riferisce al mio essere “convinto” siciliano che (è stato scritto autorevolmente) l’isola è stata il luogo deputato di una esasperazione esistenziale, la cui fenomenologia ha continue repliche altrove: nei meccanismi che il borghese mette continuamente in azione per la sua sopravvivenza dopo aver constatato la mia crisi, così sbandierata ai quattro venti.

Ed ancora hanno aggiunto che senza l’esperienza acquisita particolarmente a Roma, sarei rimasto (come Verga) scrittore siciliano solo di nascita. Ammetto di essere cresciuto in un ambiente fervido di memorie risorgimentali come di tensioni unitarie che mi hanno guidato durante la mia professione di scrittore.

Aggiungo che l’ideologia garibaldina che ho respirato in seno alla mia famiglia implicò un conseguente atteggiamento anticlericale che mi ha tenuto lontano dalle pratiche religiose, iniziato con quel disgustoso episodio del quale ho già parlato.

Ed anche su questa mia lontananza dalla Chiesa sono stati scritti interi testi. Ma cercherò, più avanti, di dire la mia parola cercando di chiarire tutti gli equivoci che si sono intrecciati come terribile ragnatela. A tutto questo contribuì anche l’assidua presenza di Maria Stella, la serva in casa nostra, che mi segnò per lungo tempo, forse, per sempre.

Non frequentai le scuole elementari, come i tanti ragazzini, perché provvide, in casa, il precettore Fasulo e quando più grande fui instradato agli studi tecnici non fui per niente soddisfatto e dopo tutta una serie di grida, pianti, dinieghi, si decise che avrei frequentato il ginnasio perché mi sentivo portato verso la letteratura e nasceva anche la passione per il teatro, ed allora decisi, con caparbietà, di iniziare a scrivere, avevo dodici anni, un testo teatrale (andato perduto) dal titolo “Barbaro”.

Era un’iniziativa seppur ancora non intuivo cosa mi riservasse il futuro, il destino.

Intanto voglio, prima di continuare a raccontarmi, aprire una parentesi su un argomento che è stato sempre sottolineato, in relazione alla mia attività letteraria, che si riferisce al “dialetto” da me considerato importante tanto che iniziai a scrivere, appositamente per il teatro, presentando opere in perfetto dialetto agrigentino e questo, da principio, fece storcere il naso a quelli che, da sempre, hanno caldeggiato la lingua italiana.

Ma per me, il dialetto, e qualunque possa essere, utilizzato per opere letterarie, assume un ruolo importante in quanto capace di dare una profonda caratterizzazione a personaggi, luoghi, trame, condizioni sociali e politiche. E’ lo specchio fedele di una realtà che non potrà mai essere barattata, pur riconoscendo ai cultori della lingua italiana, che questa è basilare per acquisire tutte quelle nozioni che devono e potranno servire per acquistare una salda esperienza nel campo delle conoscenze più disparate.

Girgenti è stata sempre presente nei miei pensieri e allorquando mi trovavo a Bonn, già celebre, famoso, scrivendo a Marta Abba nel 1930 ebbi a dire:

“… che avvenisse di toccare per qualche giorno Girgenti… salutami il pino del caos e la vecchia bicocca dove sono nato. Forse non li vedrò mai più!”. 

Debbo confessare che l’aria, i profumi, le sensazioni registrate nel mio animo durante quel soggiorno, accompagnato dalla mia gioventù, hanno scavato nel mio animo un profondo sentiero (“… da questo sentieruolo fra gli olivi, di mentastro, di salvie profumato, m’incamminai pe’l mondo ignaro e franco) dove cerco, ancora, di trovarmi e sentirmi in pace con me stesso.

A proposito del dialetto ricordo di aver scritto che semmai io fossi diventato un potente avrei imposto la lingua d’Agrigento; è ingiusto che ci si ostini a chiamarla dialetto, la imporrei in tutte le scuole italiane e per questo ho sempre cercato di spiegarla in tutti i modi.

Questo lo si evince benissimo leggendo alcune commedie in dialetto come “Liolà” dove ho inteso liberare le risorse drammaturgiche insite nella parlata girgentina e fissandola in un testo di grande felicità scenica. Ho salvato la memoria di un ricco patrimonio idiomatico, altrimenti destinato a disperdersi.

La testimonianza a questo mio concetto è stato avvalorato da alcuni critici che hanno riscontrato in questa specifica opera un interesse dominante per la lingua madre. Tutto questo poi ho inteso precisare scrivendo la “Premessa della tesi”, scritta in tedesco, che molti non hanno mai letto: “Suoni e sviluppo di suono della parlata di Girgenti” che mi consentì di acquisire la laurea presso l’università di Bonn nel 1891.

Pietro Seddio

Io sono figlio e uomo del Caos

Io sono figlio e uomo del Caos – Indice
  • Io sono figlio e uomo del Caos – Autobiografia immaginaria di Luigi Pirandello
    Io sono figlio e uomo del Caos – Autobiografia immaginaria di Luigi Pirandello

    Di Pietro Seddio.  In questa autobiografia immaginaria è lo stesso luigi Pirandello a raccontarsi in prima persona. Un’analisi dettagliata della vita del Maestro che dal suo Caos, dove è nato, ha condotto una vita davvero complessa e quanto mai tortuosa, segnata da un destino che…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 1: Nasce Luigi Pirandello
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 1: Nasce Luigi Pirandello

    Di Pietro Seddio.  Mio padre e mia madre si erano già visti una prima volta e siccome lei aveva quasi vent’otto anni credeva di essere una zitella avendo consumato quella gioventù nei confronti della Patria. Ma Stefano, non si tirò indietro e seduta stante le chiese…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 2: Agrigento e il colera
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 2: Agrigento e il colera

    Di Pietro Seddio.  Mentre ad Agrigento imperversava ancora il colera, il 28 giugno 1867 sono nato io: Luigi Pirandello. E da questo momento inizia la mia vera storia, quella che mi vede protagonista, a volte mio malgrado, ma così si è svolta la mia vita…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 3: Il Caos
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 3: Il Caos

    Di Pietro Seddio.  La casa è ubicata su di un altopiano, quasi a strapiombo nel mare e si inserisce in maniera armonica tra il litorale agrigentino ed i siti archeologici della Valle dei Templi. Da notizie certe l’intero manufatto è stato identificato e registrato nel…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 4: Riceve il battesimo
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 4: Riceve il battesimo

    Di Pietro Seddio.  L’atto di battesimo non venne trascritto e proprio poco prima del matrimonio, mancando quel documento, fu necessario avere un decreto vescovile e così mons. Blandini, vescovo di quel tempo, provvide a far stipulare il nuovo atto di battesimo che venne trascritto nei…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 5: Pirandello e Agrigento
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 5: Pirandello e Agrigento

    Di Pietro Seddio.  Ancora sono fermo a pensare che questa città è brutta, abbandonata e nel vedere tanti palazzoni così sparpagliati non credo possa ritenersi una città in linea con i tempi. Ma io ho il dovere di raccontare il mio passato che mi appartiene…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 6: Incontro con i fantasmi
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 6: Incontro con i fantasmi

    Di Pietro Seddio.  Ma ecco improvvisamente avvertii un frullo, un rumore e quasi subito mi accorsi d’un’ombra che si muoveva. Un’ombra nell’ombra. C’era qualcun altro, pensai? Chi si era nascosto in qualche angolo profondo e oscuro della Torre? E questo, anzi quest’ombra, si era accorta…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 7: La sua Sicilia
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 7: La sua Sicilia

    Di Pietro Seddio.  Rialzarsi. Contro tutto e tutti. Rialzarsi, a qualunque costo. E’ questo il vero filo conduttore della vita dei siciliani, che per scorgere le vette più inaccessibili devono sporgersi sull’orlo del precipizio, con la costante paura di cadere giù e di non ricevere…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 8: La presenza del padre
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 8: La presenza del padre

    Di Pietro Seddio.  Ricorderò sempre quello sputo che cominciava a colarle dalla guancia colpita. Rivedo, anche, quelle labbra rosse e quella pena che fuoriusciva dai suoi occhi impiastricciati. Da quel giorno tra me e mio padre scese un avvilente silenzio e per molto, tanto tempo,…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 9: Prime esperienze sociali
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 9: Prime esperienze sociali

    Di Pietro Seddio.  In quel preciso momento venni coinvolto dalla atmosfera che si respirava dentro l’università e confesso che subii l’influenza dei giovani radicali di quell’ateneo. E’ stato scritto, anche giustamente, che il mio animo politico fu complicato e mi portò ad un lavoro che…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 10: La destra politica
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 10: La destra politica

    Di Pietro Seddio.  Il mercato delle gabelle, nella Sicilia centro-occidentale, era in gran parte controllato e gestito, da organizzazioni mafiose e molti gabelloti, erano affiliati a queste organizzazioni, così come lo erano i “soprastanti”, uomini di fiducia dei gabelloti, ed i “campieri”, i quali costituivano…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 11: Il mondo letterario
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 11: Il mondo letterario

    Di Pietro Seddio.  Scrivendo, invertendo storie, creando personaggi mi sarai liberato e solo così i fantasmi mi avrebbero abbandonato. Sapevo che sarei stato a combattere da solo, strenuamente con la sola arma che possedevo, la scrittura la quale mi avrebbe preservato da tutti gli attacchi.…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 12: Vivere a Bonn
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 12: Vivere a Bonn

    Di Pietro Seddio.  Comunque durante quelle riunioni le conversazioni erano dotte e mai che si fosse udito uno scherzo fuori luogo o tempo. Fu quella, assieme ad altre, una esperienza che ancora ricordo con soddisfazione perché mi consentì di approcciarmi ad un mondo fino a…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 13: Eventi politici a Roma
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 13: Eventi politici a Roma

    Di Pietro Seddio.  Poi agli inizi del Novecento ci si riuniva presso i caffè letterari, come ad esempio al Caffè Greco, un classico e tranquillo ritrovo, poi al caffè Busi, in via Veneto, di fronte al famoso albergo Excelsior. Anche qui ebbi occasione di incontrare…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 14: Il matrimonio con Antonietta Portulano
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 14: Il matrimonio con Antonietta Portulano

    Di Pietro Seddio.  Il nostro rapporto d’amore, che andava bene, seppur da notare senza tanti salamelecchi, smargiasserie, in quanto nessuno dei due era in grado di esternare, fu coronato dalla nascita di Stefano, e proprio in Via Vittoria Colonna dove intanto ci eravamo trasferiti. Io…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 15: Professore al Magistero
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 15: Professore al Magistero

    Di Pietro Seddio.  Con quale spirito lasciavo la mia casa per andare ad insegnare, per incontrarmi con le mie colleghe, con qualche amico che ora vedevo raramente. Ecco, altro non facevo, uscendo da casa dove fino a qualche momento prima aveva subito gli attacchi di…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 16: Drammaturgo importante
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 16: Drammaturgo importante

    Di Pietro Seddio.  E’ questo il vero dramma dei miei personaggi: l’incapacità di realizzare la propria libertà tanto sospirata, schiavi come sono dei pregiudizi sociali. Gli stessi alla fine rappresentano la crisi dell’io, che si sente disperato. Ne viene a risultare che l’esteta è feroce,…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 17: Amico di Nino Martoglio
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 17: Amico di Nino Martoglio

    Di Pietro Seddio.  Arrivai al 1924, anno di eventi felici e dolorosi, così come era stato l’anno 1921 per la morte di Nino Martoglio al quale ero legato da una amicizia sincera e salda. Provai un profondo dolore che esternai scrivendo, sul “Messaggero”, il necrologio.…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 18: Gli amici letterati
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 18: Gli amici letterati

    Di Pietro Seddio.  Non ebbi esitazione a fondare la Compagnia Teatrale alla quale aderirono mio figlio Stefano, Orio Vergani, Massimo Bontempelli, Giovanni Cavicchioli, Giuseppe Prezzolini, Antonio Beltramelli, Leo Ferreri, Lamberto Picasso, Guido Salvini, Maria Letizia Celli e Claudio Argenteri. Si prese in affitto un locale…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 19: L’incontro con Marta Abba
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 19: L’incontro con Marta Abba

    Di Pietro Seddio.  Forte della mia fama cominciai a bussare a tutte le case di produzione cinematografica, ma ponendo una condizione, sempre la stessa: che Marta Abba potesse essere tra gli interpreti. Trascorsero così cinque mesi, durante i quali io e l’attrice (accompagnata dalla sorella)…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 20: L’interesse verso Mussolini
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 20: L’interesse verso Mussolini

    Di Pietro Seddio.  Mi accorsi, anche, che boicottavano le mie commedie tanto è vero che accorreva sempre meno pubblico con l’aggravarsi della situazione finanziaria e fu per questo che mi allontanai dall’Italia. Iniziò il mio peregrinare per sorreggere le sorti della Compagnia sperando che all’estero…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 21: L’incontro-scontro con Gabriele D’Annunzio
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 21: L’incontro-scontro con Gabriele D’Annunzio

    Di Pietro Seddio.  Ribadisco che ho provato una profonda pietà per la sofferenza umana, questo è certo; ma è stata una pietà sterile, che rifiutava ogni tentativo di soluzione, ogni consolazione in questa o nell’altra vita, ogni e qualsiasi risposta positiva: tutto quel che i…

  • Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 22: Il suo Nobel
    Io sono figlio e uomo del Caos – Capitolo 22: Il suo Nobel

    Di Pietro Seddio.  Mi ero preso gioco della morte proprio nel momento in cui esalavo l’ultimo respiro. Ma nessuno lo sapeva, piangevano e si disperavano. Ormai io li osservavo senza che nessuno potesse vedermi e in un certo senso mi divertivo. La morte ormai non…

Indice Tematiche

Se vuoi contribuire, invia il tuo materiale, specificando se e come vuoi essere citato a
collabora@pirandelloweb.com

ShakespeareItalia

Skip to content