1901 – Raccolta “Zampogna”

La raccolta poetica intitolata Zampogna è stata pubblicata nel 1901 da Società editrice Dante Alighieri, Roma.

Si tratta di un’opera che rivela che Pirandello è un artista aperto a cogliere le voci più significative della poesia contemporanea italiana, in particolare l’esperienza di un poeta come Giovanni Pascoli, che con la raccolta Myricae (= tamerici) aveva dato voce a una ispirazione agreste in chiave simbolista.

Raccolta "Zampogna"

Introduzione

L’influenza di Pascoli si avverte infatti in un componimento intitolato Ritorno, nel quale Pirandello rievoca la casa in cui è nato, la casa sita nella contrada agrigentina denominata Caos:

Casa romita in mezzo a la natìa
campagna, aerea qui, sull’altipiano
d’azzurre argille, a cui sommesso invia
fervor di spume il mare aspro africano,
te sempre vedo, sempre, da lontano,
se penso al punto in cui la vita mia
s’aprì piccola al mondo immenso e vano;
da qui – dico – da qui presi la via.

Di questo componimento sarà utile esaminare il lessico o alcune particolari espressioni.

Fermiamoci sulla immagine dell’ “altipiano d’azzurre argille” che si affaccia sul mare africano. Nel frammento di un romanzo appena cominciato e mai proseguito, Informazioni sul mio involontario soggiorno sulla Terra, Pirandello riproporrà questa immagine suggestiva:[…] ora che prevedo prossima la mia partenza, mi metto a dire in faccia a tutti le informazioni che darò, se m’avverrà che altrove mi si domanderanno notizie su questo mio involontario soggiorno sulla Terra, dove una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’olivi saraceni affacciata agli orli d’un altipiano d’argille azzurre sul mare africano.

La prossima partenza, di cui scrive Pirandello, indica la morte, rappresentata come un punto d’arrivo. E l’idea della vita come viaggio che disillude si ritrova pure nei restanti versi di Ritorno:

Da questo sentieruolo tra gli olivi,
di mentastro, di salvie profumato,
m’incamminai pe ‘l mondo, ignaro, e franco.
E tanto e tanto, o fiorellini schivi,
tra l’erma siepe, tanto ho camminato
per ricondurmi a voi, deluso e stanco.

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