La libertà prima di Pirandello (Con Audio lettura)

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Di Biagio Lauritano

La sublimazione rende Pirandello capace di dare voce ai personaggi delle proprie opere i quali, memori del fallimento delle proprie azioni, riescono a dissimulare la sconfitta attraverso il monologo con se stessi arrivando così alla convinzione che ogni momento della vita rappresenta l’occasione per riscattarsi.

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La libertà prima di Pirandello

La libertà prima di Pirandello

Per gentile concessione dell’Autore.

Leggi e ascolta. Voce di Giuseppe Tizza. 

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Il desiderio di libertà permea la natura di ogni uomo e ciò si evince maggiormente nei momenti di passaggio da un’epoca ad un’altra. Se, per esempio, facciamo riferimento al Rinascimento la visione antropocentrica dell’uomo finisce per decretarne la solitudine, espressione di un destino finalizzato ad una relazione fittizia uomo-natura. Si tratta cioè di un atteggiamento che vede l’uomo solo di fronte al mistero del creato di cui egli vuole arrogarsi la capacità di prevederne i futuri sviluppi come a dire una forma di libertà in nuce sottoforma di “ottica del comando”.

Allora troviamo la sublimazione del desiderio di libertà di espressione in una società più giusta di cui si fa portavoce Ariosto nell’Orlando Furioso; troviamo l’io scisso del Tasso nel tentativo di dare voce alla proprio desiderio di libertà ottenebrato dalla incomprensione della morale religiosa. Troviamo altresì nel Principe di Machiavelli la volontà di comando espressa in una concezione della politica che si identifica con la realtà dei fatti i quali necessitano di un equilibrio in nome della libertà tra le parti sociali.

Libertà è anche sinonimo di ribellione al principio di autorità che vede Galilei pioniere della rivoluzione scientifica del Seicento; qui il rapporto uomo-natura non è più determinato a priori, ma necessita del libero arbitrio dello scienziato nell’atto di voler determinare la relazione causa-effetto che caratterizza la natura rendendo ogni persona partecipe del suo funzionamento nella misura in cui questo esprime il desiderio di libertà dello scienziato indipendente dalle conseguenze future delle sue azioni. In questo modo l’uomo si rende indipendente dalle circostanze contingenti della realtà che prima egli aveva sempre confuso con le cause immanenti della stessa cioè può agire liberamente senza dar peso ad un passato secolare che lo aveva visto “prigioniero delle proprie illusioni”.

La rivoluzione francese non fa che estendere questo desiderio di libertà a più persone in nome di un concetto di democrazia che si evolverà col passare dei tempi. Nella neonata società di massa del Novecento l’uomo moderno vive, come nel Rinascimento, ancora una volta un senso di solitudine che lo conduce all’alienazione; quasi in preda alla follia costruisce macchine sempre più perfette che contribuiscono a renderlo estraneo agli altri uomini e ad annullare il suo desiderio di libertà. Non è un caso che questa diventi perciò un miraggio e, allo stesso tempo, terreno privilegiato della psicanalisi che, indagando le cause remote di un trauma, finisce col decretare l’identità della persona solo attraverso la scissione dell’io in più istanze limitando così fortemente il campo d’azione della libertà poiché ogni individuo non riesce più a comunicare nemmeno con se stesso.

L’unica certezza che rimane all’uomo non è allora la libertà di agire liberamente quanto il desiderio della stessa che finisce col persistere nelle forme artistiche ovvero nella sublimazione. La sublimazione rende Pirandello capace di dare voce ai personaggi delle proprie opere i quali, memori del fallimento delle proprie azioni, riescono a dissimulare la sconfitta attraverso il monologo con se stessi arrivando così alla convinzione che ogni momento della vita rappresenta l’occasione per riscattarsi.

Adesso vorrei riassumere questo articolo con una breve poesia, da me scritta e non ancora pubblicata, che è, a mio avviso, perfettamente in linea con l’umorismo pirandelliano:

“Ripenso ai tempi andati e senza accorgermene il mio Essere è creato.
Invano ne cerco la ragione e ogni volta che ricordo tutto ricomincia”.

Biagio Lauritano

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