«Il treno ha fischiato…», Introduzione alla novella di Luigi Pirandello

Di Riccardo Mainetti.

Capite ora che, vivendo come vive Belluca, da recluso in casa e da “bestia da soma” all’ufficio di computisteria, il Mondo tende a diventare se non proprio una fantasia quantomeno una cosa ben lontana e remota.

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Il treno ha fischiato - Analisi

«Il treno ha fischiato…», introduzione alla novella

Per gentile concessione dell’Autore.

Belluca e la riscoperta del Mondo

Il Mondo, l’esistenza del Mondo per noi, uomini e donne d’oggi, con le nostre vite normali, non sembra essere una grande cosa, una grande scoperta; ma mettiamoci nei panni di Belluca, protagonista della bellissima novella “Il treno ha fischiato”, di Luigi Pirandello, contenuta nella raccolta “L’uomo solo” poi riunita nella raccolta “Novelle per un anno”, che del Mondo fa la riscoperta così, d’improvviso, per un accadimento normalissimo come un treno che fischia e ne comprenderemo appieno la portata epoca. Belluca infatti del Mondo, il Mondo con la vita che vi scorre e le luci che sfavillando lo fanno bello e affascinante, si era dimenticato, dimenticato sì!, avete letto bene! Tutto preso com’era dalla sua di vita, una vita miserabile vissuta tra l’ufficio di computisteria, in cui svolgeva un lavoro, “di concetto” si direbbe oggi, tutto immerso nelle cifre, tra libri mastri, partite semplici e doppie ed altre “simili amenità” che di ameno hanno ben poco, e una casa in cui lui vive, come recluso, assieme ad una torma di ragazzini e a tre donne cieche, due, la suocera e la sorella della suocera di Belluca, per via della cataratta, la moglie di Belluca, potremmo dire, per un “difetto congenito” chiamato nella novella “palpebre murate”. Oltre a questa già abbondante compagnia Belluca ospita in casa anche un paio di figlie vedove che però si guardano bene di prestare il benché minimo aiuto in casa, limitandosi, quando gli aggrada, ad accudire la sola madre.

Capite ora che, vivendo come vive Belluca, da recluso in casa e da “bestia da soma” all’ufficio di computisteria, il Mondo tende a diventare se non proprio una fantasia quantomeno una cosa ben lontana e remota; una cosa per le altre persone. Dopo tant’anni vissuti a questo modo capite come una cosa semplice qual è il fischio, per lontano che sia, di un treno che gli faccia fare la riscoperta che vi è un Mondo sconfinato al di fuori delle mura della sua orribile casa e al di fuori dell’ufficio di computisteria dove fatica giorno dopo giorno allo scopo di guadagnarsi da vivere, possa sortire degli effetti a dir poco devastanti su una persona come il nostro amico Belluca. Questa sconvolgente riscoperta porta Belluca a inebriarsi a tal punto di libertà e di aria fresca e frizzante da fargli abbandonare la propria usuale natura remissiva che, per lunghi e lunghi anni, l’ha portato a tollerare qualunque tipo di angheria da parte del capo ufficio e dei colleghi e ad assumere un tono ed un comportamento che portano tutti a credere che il povero Belluca abbia avuto una sorta di crollo nervoso che l’abbia condotto alla pazzia. E difatti, dopo la “scomposta”, seppur naturalissima, come scrive lo stesso Pirandello, reazione avuta nei confronti del capo ufficio Belluca viene condotto in un ospizio per pazzi. Tanto in ufficio quanto, più tardi, all’ospizio dei pazzi, Belluca continua a ripetere di aver sentito il treno fischiare.

Questa sorta di comportamento porta tutti quanti lo vanno a trovare all’ospizio a concludere ch’egli sia, effettivamente, impazzito o comunque ben avviato per la strada che conduce alla pazzia. Solamente una persona, un vicino di casa di Belluca, che ben sa come il pover’uomo ha vissuto per tanti anni, saputo cosa Belluca seguita a ripetere, si fa persuaso che Belluca non sia per nulla impazzito ma che si sia solamente inebriato, eccessivamente, di vita vera e di Mondo e che a ciò e non alla pazzia sia dovuto il suo comportamento. E inoltre viene a sapere del proposito dell’autore di tale sconvolgente riscoperta, il Belluca appunto, di recarsi, una volta che verrà “rilasciato” dall’ospizio dei pazzi, dal capo ufficio per scusarsi del suo comportamento e quindi dichiararsi nuovamente pronto a riprendere il proprio ruolo all’ufficio computisteria. Solamente, dopo aver fatto la riscoperta del Mondo e della sua poetica bellezza, chiederà al capo ufficio, di quando in quando di “essere di manica larga” e di lasciarlo spaziare con la fantasia oltre i confini dell’ufficio per andare, che so, in Congo o nella Foresta Nera! D’altronde da uno che abbia fatto la riscoperta del Mondo non si può pretendere che torni a lavorare con la cieca compostezza di un animale da soma che sia all’oscuro di quanto di bello e di grande vi sia al di là dei propri paraocchi!

Riccardo Mainetti

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