«Ciàula scopre la luna», analisi della novella di Luigi Pirandello

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Di Riccardo Mainetti.

Il Caruso e la luna. Protagonista della novella è Ciàula, un caruso identificato tramite il soprannome, che in italiano significa cornacchia e che gli derivava dalla sua abitudine di imitare, di quel particolare uccello, il verso.

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Ciàula scopre la luna e la propria umanità
Dino Vaccaro, Carnàla, Olio e zolfo, Tela, 2015

«Ciàula scopre la luna», analisi della novella

Per gentile concessione dell’Autore.

IL CARUSO E LA LUNA

Quella dei carusi, i giovani, spesso giovanissimi, schiavi di quell’inferno in terra che erano le miniere di zolfo siciliane ha costituito una piaga sociale fin verso la fine degli Anni Sessanta del Novecento.

Queste povere figure di dannati dei giorni nostri sono state ritratte da più di un autore.

Luigi Pirandello ce ne presenta un esempio nella propria novella intitolata “Ciàula scopre la luna”. Questa novella, apparsa per la prima volta sul Corriere della Sera il 29 dicembre 1912 e quindi inserita nell’ottavo gruppo delle “Novelle per un anno”, che ha titolo “Dal naso al cielo” del 1925 poi ripubblicata sul Corriere della Sera il 4 marzo 1951, in occasione del 75° anniversario della fondazione del quotidiano.

Protagonista della novella è Ciàula, un caruso identificato tramite il soprannome, che in italiano significa cornacchia e che gli derivava dalla sua abitudine di imitare, di quel particolare uccello, il verso.

La novella si apre con la maggior parte dei lavoranti di una zolfara che, pur senza aver ultimato il lavoro previsto per quella giornata, se ne vanno a casa, incuranti degli urli e degli improperi del capo zolfara, intenzionato, invece, a far nottata alla zolfara.

Costui, il capo zolfara, riesce a imporre il proprio volere solamente su Zi’ Scarda, un minatore rimasto cieco da un occhio a seguito di un’esplosione che, assieme al suo occhio si è presa anche suo figlio, lasciandogli in carico sette orfanelli; Zi’ Scarda, il quale lavorava più sodo di molti giovani e che prendeva la propria paga come una sorta di elemosina, aveva, a sua volta, sotto di sé, il suo caruso: Ciàula, appunto, il quale, la prima volta che compare nella novella, è intento a rivestirsi per tornare a sua volta a casa.

Obbligato però a restare, Ciàula si rimette i propri miseri indumenti di lavoro e comincia a pensare con timore, quasi con terrore, al buio che si ritroverà ad affrontare ogni volta che uscirà dalla miniera nel corso di quella lunga notte di lavoro. Il buio di fuori, un buio “vano” come lo definisce Pirandello, a Ciàula spaventa di più di quello della miniera, un buio che conosce e nel quale riesce a orientarsi e per vincere il quale gli basta la lumierina di terracotta che porta assicurato alla fronte.

Proprio in previsione di dover affrontare il buio di fuori, mentre aspetta che sia pronto il carico di zolfo, Ciàula presta particolare cura e attenzione a rigovernare la propria lumierina.

Una volta che il nuovo carico di zolfo è pronto Zi’ Scarda glielo carica nel sacco.

Ad un certo punto di questa ennesima operazione di carico Ciàula, a causa della stanchezza accumulata durante quella già lunga a sfinente giornata di lavoro, tenta, forse per la prima volta nella sua vita, una timida quanto vana protesta.

Non è, infatti sicuro di poter riuscire a trasportare quel nuovo, gravoso, carico.

Nonostante tutto, però, il carico viene completato e Ciàula si avvia lungo il percorso a lui ben noto.

Lungo il cammino Ciàula è preda di un tumulto di pensieri e timori che, tali e tanti quali sono, non gli permettono di accorgersi che al di fuori della buca della miniera non vi è il buio vano e tenebroso ma bensì una luce argentata.

A tutta prima a Ciàula quella luce dà l’idea che il Sole, che pur aveva visto tramontare sia, per una qualche misteriosa ragione, tornato a rischiarare il cielo.

Non del Sole si tratta, tuttavia, ma della Luna, quella Luna della quale Ciàula conosceva l’esistenza ma della quale mai, prima d’allora, aveva fatto esperienza.

A tale scoperta, la scoperta di quell’argentea Luna che rischiarava la notte, inconsapevole di ciò che il proprio chiarore illuminava, il povero Ciàula reagisce non interrogando la luna alla maniera di Leopardi, ma bensì lasciando cadere il proprio carico di zolfo e, sedutovisi sopra, scoppiando in un pianto incontrollato a dirotto.

Riccardo Mainetti
9 ottobre 2023

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