
Adattamento e messa in voce di Gaetano Marino.
Prima pubblicazione: Novissima, Albo d’arte e lettere, 1905, poi in Erma bifronte Treves, Milano 1906.
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– Waterloo! Waterloo, santo Dio! Si pronunzia Waterloo!
– Sissignore, dopo Sant’Elena.
– Dopo? Ma che dice? Come c’entra Sant’Elena adesso?
– Ah, già! l’isola d’Elba.
– Ma no! lasci l’isola d’Elba, caro Brei! Crede che una lezione di storia si possa improvvisare? E dunque segga!
Cesarino Brei, pallido, timido, sedette; e il professore seguitò a guardarlo per un pezzo, contrariato, se non proprio stizzito.
Quel ragazzo, della cui diligenza e buona volontà nello studio s’era tanto lodato ne’ due primi anni di liceo, ora, – cioè da quando aveva indossato l’uniforme di convittore del Collegio Nazionale, – pure stando attento attentissimo alle lezioni da quel bravo alunno che era, eccolo là: neanche le vere ragioni per cui Napoleone Bonaparte era stato sconfitto a Waterloo sapeva più penetrare !
Che gli era accaduto?
Non se ne sapeva render conto nemmeno lo stesso Cesarino. Stava ore e ore a studiare, o per dir meglio, coi libri aperti sotto le grosse lenti da miope; ma non poteva più fermare l’attenzione su di essi, sorpreso e frastornato da pensieri nuovi e confusi. E questo, non soltanto dacché era entrato in collegio, come i professori credevano, ma da qualche tempo prima. Anzi Cesarino avrebbe potuto dire che a causa di questi pensieri appunto e di certe strane impressioni s’era lasciato indurre dalla madre a entrare in collegio.
La madre (che lo chiamava Cesare e non Cesarino) senza guardarlo negli occhi gli aveva detto:
– Tu hai bisogno, Cesare, di cambiar vita; bisogno d’un po’ di compagnia di giovani della tua età, e d’un po’ d’ordine e di regola, non solo nello studio, ma anche nello svago. Ho pensato, se non ti dispiace, di farti passare quest’ultimo anno di liceo in collegio. Vuoi?
S’era affrettato a rispondere di sì, senza pensarci su due volte; tanto turbamento la vista della madre gli cagionava da alcuni mesi.
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