11. Amor sincero

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Amor sincero

11. Amor sincero

Da Folchetto, anno IV, n. 240, 31 agosto 1894.

I

     Lunga speranza e desiderii brevi…

la catena, perché? Troppo gravate
portiam le membra di catene: lievi
ci sieno almen le poche gioje. Fate,

donne giovani e belle e innamorate,

solo a modo d’un uom che tutte v’ama:
in questa vita breve lunga brama
non nudrite giammai, né vi legate.

Noi sempre andiamo perseguendo un bene

che dai nostri desiri in fuga è volto;
ma trista veramente chi l’ottiene!

Cogliendo fiori di molti sentieri

corriam la vita! E voi datemi ascolto,
che questi son consigli sani e veri.

 

II

Io vorrei che le donne graziose

fossero come i fiori d’un giardino.
Io me n’andrei tra le animate rose,
cantando pei viali ogni mattino;

tra lor m’adagerei pianin pianino,

me le vedrei d’attorno, in su lo stelo
chine vêr me, parlarmi davvicino,
e sarei pago del lor dolce anelo.

Poi tutte, ad una ad una, io le côrrei;

mi starebbe ciascuna un dí sul seno,
a godersi i miei baci e i sospir miei.

Oppur nessuna ne vorrei toccare;

vorrei, senza succhiar miele o veleno,
il profumo aspirarne, ed oltre andare.


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Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.

Amore e odio, quindi, ma anche beltà e tristezza, giovinezza e vecchiaia, ricchezza e povertà: sentimenti forti e contrastanti, che sembrano prendere vita ed uscire dai versi con irruenza, per rispecchiarsi in ogni animo umano.
Ma vi traspare anche la sfiducia tipicamente pirandelliana nei confronti della società e della classe dirigente, soprattutto nel delicato momento storico che Pirandello si trova a vivere, subito dopo l’unità d’Italia (1870), e che si riflette nelle efficaci e forti immagini della folla romana, descritta con spietata ironia nei suoi aspetti più negativi, peccaminosi e lascivi.

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