Il motivo conduttore dei saggi raccolti in questo volume è costituito dall’analisi dell’ideologia nichilista che accompagna lo sviluppo dell’opera pirandelliana, in un’ambigua e mai veramente risolta tensione tra negazione e ricominciamento: essa, soprattutto nella fase estrema dell’attivitĂ teatrale, trattiene però definitivamente l’autore sulla soglia del nulla.
Raffaele Cavalluzzi
Pirandello: la soglia del nulla
Edizioni Dedalo – 2003 – pp. 120
Prezzo di cop. Euro 13,00
Il motivo conduttore dei saggi raccolti in questo volume è costituito dall’analisi dell’ideologia nichilista che accompagna lo sviluppo dell’opera pirandelliana, in un’ambigua e mai veramente risolta tensione tra negazione e ricominciamento: essa, soprattutto nella fase estrema dell’attivitĂ teatrale, trattiene però definitivamente l’autore sulla soglia del nulla. All’interno di queste coordinate, i maggiori romanzi segnano via via il superamento della tradizione naturalistica e del romanzo classico, per fondarsi nella struttura soggettivistica dell’antiromanzo moderno.
Le prove di una scrittura sempre piĂą disorganica, «umoristica» e straniata, rendono necessaria la veritĂ problematica della scena teatrale, che vive solo nel momento, volta per volta, di ogni singola performance. Tuttavia, dalla traiettoria del perdersi e dell’annullarsi dell’autore, l’artista paradossalmente trae la forza per esorcizzare il nulla in una qualche sacralitĂ di risurrezione.
Il volume si offre ad una lettura non solo specialistica, ma anche alla curiositĂ del lettore e dei giovani interessati alla figura di Pirandello.
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Luigi Pirandello, secondo di sei figli, nasce la sera del 28 giugno 1867 ad Agrigento (l’antica colonia greca di Akragas che si chiamerĂ Girgenti fino al 1927) da Stefano Pirandello e da Caterina Ricci-Gramitto, sposata nel 1863, in una casa colonica non ancora ben rifinita che si trovava nella tenuta paterna denominata “Caos”, qualche chilometro fuori dalla cittĂ , sulla strada che conduce verso Porto Empedocle, in una contrada suggestiva che dall’alto di un costone da un lato guarda verso il mare e dall’altro è delimitata da una ripido e piccolo valloncello che porta direttamente alla spiaggia..Â
… Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà , perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Cà vusu dagli abitanti di Girgenti. Colà la mia famiglia si era rifugiata dal terribile colera del 1867, che infierì fortemente nella Sicilia. Quella campagna, però, porta scritto l’appellativo di Lina, messo da mio padre in ricordo della prima figlia appena nata e che è maggiore di me di un anno; ma nessuno si è adattato al nuovo nome, e quella campagna continua, per i piú, a chiamarsi Cà vusu, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Xà os.
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