RAI – 1978
ARNALDO NINCHI – Conte Romeo Daddi
VALERIA CIANGOTTINI – Donna Bice Daddi
MARIO ERPICHINI – Giorgio Vanzi
TONI TRONO – Marchese Nicola Respi
Regia di ARNALDO NINCHI
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FONTE Novelle «Nel gorgo» (1913) – «Cinci» (1932) – «La realtà del sogno» (1914)
STESURAÂ ?
PRIMA RAPPRESENTAZIONE 13 dicembre 1935 – Roma, Teatro Argentina, Compagnia Ruggero Ruggeri (fu rappresentata per la prima volta al Teatro Nazionale di Praga il 19 dicembre 1934 con traduzione cèca di Venceslao Jiřina.
Approfondimenti nel sito:
Sezione Teatro – Non si sa come
Sezione Novelle – Nel gorgo
Sezione Novelle – Cinci
Sezione Novelle – La realtà del sogno
  Il dramma fu composto nel ’34 e riprende il tema delle novelle Nel gorgo (1913), Cinci(1932), La realtà del sogno (1914); fu rappresentato per la prima volta a Roma nel ’35, con l’interpretazione di Ruggero Ruggeri al Teatro Argentina.
       L’azione si svolge in un ambiente raffinato e lussuoso: il conte Romeo Daddi, pur innamoratissimo della moglie, improvvisamente in un attimo si è trovato a tradirla con un’amica di famiglia, Ginevra, moglie del suo piĂą caro amico. Si trova ora circondato da un insieme di macerie: sono stati travolti la sua volontĂ , il suo amore per la moglie, la sua lealtĂ verso l’amico. Dove sono finiti questi princìpi e questi sentimenti? Da dove è sorto l’impulso irrefrenabile quanto improvviso della passione accecante? Queste domande angosciose assediano Romeo Daddi, che da questo «delitto innocente», è porÂtato a ricordarne un altro che commise da ragazzo, uccidendo un suo coetaneo.
Riaffiora con una sconcertante precisione di particolari l’antico delitto; ma il problema per Romeo Daddi non è tanto il rimorso quanto l’investigazione torturante della ricerca della responsabilitĂ . Chi ha compiuto quelle azioni, se non è stato certo lui a volerle? La scissione dell’io, entitĂ non certo unitaria e monolitica, ritorna in questo dramma molto serrato e convincente nelle stravolte ma lucidissime argomentazioni del protagonista. La parte aniÂmale dell’uomo, l’istinto vive una sua vita profonda assolutamente non riconÂducibile alla ragione, alle convenzioni, alle regole della societĂ . Ma per Pirandello non si può certo rimanere nell’abisso; la riemersione porta con sĂ© il pesante fardello della responsabilitĂ che l’uomo contemporaneo non può certo eludere. A proposito dì questo dramma Pirandello così si esprimeva in un’intervista a M. Missiroli: «…nel mondo morale la coscienza si risveglia come un giudice severissimo e intransigente nell’animo di chi ha infranto la legge. Il delitto appartiene alla natura, ma il momento veramente drammatico è quello della giustizia, ed è tanto piĂą drammatico quanto piĂą il tribunale è invisibile cioè nella coscienza…».
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