I vecchi e i giovani – Audio lettura

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Legge Massimo Popolizio. 
Lo scenario è quello di Girgenti e della Sicilia, di Roma e dell’Italia contemporanea. La rappresentazione che Pirandello dà della sua città è, reazione del troppo amore, assolutamente desolante: Girgenti è una città morta, la città dei corvi, cioè dei preti. La miseria, l’ignoranza, la superstizione vi regnano incontrastate. Ma tutta l’isola è fuori del tempo.

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I vecchi e i giovani

Legge Massimo Popolizio

Dal programma “Ad alta voce”, RAI Radio 3. In diciotto puntate

Leggendo I vecchi e i giovani si ha l’impressione che Pirandello voglia saldare un conto: intanto, con se stesso e le proprie ambizioni di scrittore, per quello che ha attraversato e capito e per quello che è in grado di rappresentare; e insieme, con la propria epoca, ricca di trasformazioni e di tumulti, sovrastante gli individui e di incerta eredità. I vecchi e i giovani sono, o vogliono essere un affresco epocale, un genere che non è nelle sue corde, ma a cui Pirandello si accinge per un’ulteriore dimostrazione e, forse, per liberarsene. Sono dedicati ai figli «giovani oggi vecchi domani», con un messaggio incauto e anche troppo impegnativo. Che cosa ne dovranno ricavare i tre beneficiari, o malcapitati? Turgenev ha scritto il romanzo Padri e figli, e il problema della successione tra padri e figli è infatti la cerniera, la cerniera rugginosa, dell’avvicendamento generazionale, in altre parole lo snodo oscuro della storia. Ma la dialettica tra vecchi e giovani è più larga ed equivoca: al di là dell’anagrafe, chi sono i vecchi, e chi i giovani?

            L’opera, anticipata per una sua prima parte sulla «Rassegna contemporanea», uscì in volume da Treves nel 1913, dunque alla vigilia della Grande Guerra. Nel suo orizzonte, l’atto fondante è l’unificazione politica della nazione, ma la materia diretta e bruciante è oltre la soglia degli anni Novanta, tra il 1891 e il 1894, con la creazione dei Fasci siciliani dei Lavoratori e, in parallelo, lo scandalo della Banca Romana che colpisce esponenti della sinistra, e anzi la deriva nazionale di un Paese che rinnega gli ideali del Risorgimento. Lo scarto cronologico rispetto a quando Pirandello comincia a scrivere, a partire dal 1899, è dunque minimo, e la materia straripante, e di enorme interesse. La Sicilia protagonista, geograficamente in periferia ma al centro degli avvenimenti, laboratorio delle nuove tendenze, con un contraccolpo a Roma. Pirandello in questo senso si colloca accanto a De Roberto, dopo I Viceré e in anticipo rispetto all’imperio, quest’ultimo peraltro postumo e inconcluso.

            Parimenti, la testimonianza di un affresco a firma di Pirandello non può che essere imprescindibile, anche se il profilo culturale di questo scrittore nei tratti essenziali passa piuttosto per altre opere, anche narrative, e per l’avanguardia del suo teatro. 

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