
Legge Valter Zanardi
Prima pubblicazione: Novissima, albo 1907, poi in La vita nuda, Treves 1910.
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…Un morto, che pure è un morto, caro mio, vuole anche lui la sua casa. E se è un morto per bene, bella la vuole; e ha ragione! Da starci comodo, e di marmo la vuole, e decorata anche. E se poi è un morto che può spendere, la vuole anche con qualche profonda… come si dice? allegoria, già!, con qualche profonda allegoria d’un grande scultore come me: una bella lapide latina: HIC JACET… chi fu, chi non fu… un bel giardinetto attorno, con l’insalatina e tutto, e una bella cancellata a riparo dei cani e dei…
– M’hai seccato! – urlò, voltandosi tutt’acceso e in sudore, Costantino Pogliani.
Ciro Colli levò la testa dal petto, con la barbetta a punta ridotta ormai un gancio, a furia di torcersela; stette un pezzo a sbirciar l’amico di sotto al cappelluccio a pan di zucchero calato sul naso, e con placidissima convinzione disse, quasi posando la parola:
– Asino.
Là.
Stava seduto su la schiena; le gambe lunghe distese, una qua, una là, sul tappetino che il Pogliani aveva già bastonato ben bene e messo in ordine innanzi al canapè.
Si struggeva dalla stizza il Pogliani nel vederlo sdrajato lì, mentr’egli s’affannava tanto a rassettar lo studio, disponendo i gessi in modo che facessero bella figura, buttando indietro i bozzettacci ingialliti e polverosi, che gli eran ritornati sconfitti dai concorsi, portando avanti con precauzione i cavalletti coi lavori che avrebbe potuto mostrare, nascosti ora da pezze bagnate. E sbuffava.
– Insomma, te ne vai, sì o no?
– No.
. – Non mi sedere lì sul pulito, almeno, santo Dio! Come te lo devo dire che aspetto certe signore?
– Non ci credo.
– Ecco qua la lettera. Guarda! L’ho ricevuta ieri dal commendator Seralli: Egregio amico, La avverto che domattina, verso le undici…
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