Video – La morsa – 1952

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1952. Dal Film “Altri tempi – Zibaldone n. 1”
AMEDEO NAZZARI – Andrea Fabbri
ELISA CEGANI – La signora Giulia Fabbri
ROLDANO LUPI – L’avvocato Antonio Serra, amante di Giulia

Regia di ALESSANDRO BLASETTI

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FONTE nel 1897 uscirà una novella dal titolo «La paura» sullo stesso soggetto
STESURA novembre 1892 – Titolo originario: L’epilogo (“scene drammatiche”)
PRIMA RAPPRESENTAZIONE 9 dicembre 1910 – Roma, Teatro Metastasio, Compagnia del «Teatro minimo» diretta da Nino Martoglio

Approfondimenti nel sito:
Sezione teatro- La morsa
Sezione Novelle – La paura
Sezione Video – La morsa – 1970. Sergio Fantoni, Lea Massari, Silvano Tranquilli
Sezione Tematiche – Arnaldo Bruni – Modelli e interferenze nell‘esordio di Pirandello drammaturgo: «La morsa»

        È un atto unico. Se ne fa risalire la stesura al 1892; nel 1897 uscì una novella, La paura, sullo stesso soggetto.
Col titolo la morsa, «epilogo in un atto», è presente nel XX volume di Maschere nude (Milano, 1926), dove comparve con All’uscita, e con gli atti unici Il dovere del medico e L’uomo dal fiore in bocca.
È la storia di un adulterio il cui pregio principale è l’approfondimento psicologico dei sentimenti in contrasto dei tre protagonisti: l’appassionata e spontanea Giulia, il freddo e vendicativo marito Andrea, il pusillanime amante Antonio. Il timore d’essere stati scoperti turba profondamente Giulia e Antonio, con un crescendo alimentato con spietata consapevolezza dalla volontà di vendetta di Andrea, che stringe gradualmente i due in una morsa implacabile.
La fredda crudeltà del marito, che non è nemmeno sfiorato dal dubbio di essere in qualche modo responsabile, con il suo comportamento poco affettuoso, del tradimento della moglie; l’incertezza e la viltà dell’amante, dolorosa rivelazione proprio in un momento di così grande difficoltà, rendono umanissima la figura di Giulia, vittima di entrambi.

La morsa - Video
Nel dialogo decisivo il marito sembra voler crudelmente giocare con questa sua vittima: dapprima finge di non aver scoperto nulla, poi fa una serie ambigua di allusioni, mettendo a dura prova la resistenza psichica della moglie, in fine, all’improvviso, rivela di sapere tutto e l’aggredisce con espressioni perentorie e sferzanti che non le permettono di rispondere se non frammentariamente, atterrita e travolta com’è da tanta furia sprezzante. Il marito la caccia dì casa e le impedisce persino di vedere i figli prima d’andarsene. Quando lei disperata gli dice: «Uccidimi», Andrea le risponde «scrollando una spalla, con indifferenza»; «Ucciditi!». Giulia entra in una stanza: si sente un colpo dì pistola. Ad Antonio, appena sopraggiunto, che accorre, Andrea dice: «Tu l’hai uccisa». Questi i pochi fatti della trama che vive tutta nell’intensità drammatica dei dialoghi.
L’atto unico è comunemente classificato nell’ambito della commedia borghese o collocato nel filone teatrale verista dì fine Ottocento. Ma va rilevato che tutto pirandelliano è il pregio del puntuale sviluppo psicologico dei personaggi, e pirandelliana è la monde che se ne deduce: al di là delle leggi sociali, Giulia, l’adultera, è intimamente più buona e umana dell’uomo che ha tradito.

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