1919 – L’uomo, la bestia e la virtù – Apologo in tre atti

L’essere umano indossa una maschera che occulta la sua vera natura, ma viene giudicato per la maschera che indossa. È il paradosso borghese che Pirandello ha estremizzato in questo ‘apologo in tre atti’ come egli stesso lo definisce.

FONTE  Novella «Richiamo all’obbligo» (1906)
STESURA gennaio-febbraio 1919
PRIMA RAPPRESENTAZIONE 2 maggio 1919 – Milano, Teatro Olimpia, Compagnia Antonio Gandusio.

Approfondimenti nel sito:
Sezione Novelle – Richiamo all’obbligo
Sezione Video – L’uomo, la bestia e la virtù – 2008. Leo Gullotta
Sezione Video – L’uomo, la bestia e la virtù – 1991. Carlo Cecchi
Link esterni
Dicoseunpo.it – Introduzione e trama
Diablogues – Note di regia (Enzo Avetrano e Stefano Randisi)

En Español – El hombre, la bestia y la virtud

Premessa
Personaggi, Atto Primo
Atto Secondo
Atto Terzo

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L uomo la bestia e la virtù
Leo Gullotta, L’uomo, la bestia e la virtù, 2008. Fotogramma RAI.

.   Premessa

Deriva dalla novella Richiamo all’obbligo (1906).

L’opera è del 1919 e venne rappresentata per la prima volta a Milano, al Teatro Olimpia, il 2 maggio 1919; gli artisti appartenevano alla Compagnia di Antonio Gandusio, teatrante tra i più famosi dell’epoca. Era divenuto capocomico proprio l’anno prima e portava in scena un repertorio soprattutto di farse. Gandusio fu in particolare un interprete molto vicino alla sensibilità pirandelliana. Nella sua attività di capocomico, diresse attori notevoli tra i quali Paolo Stoppa e Nando Gazzolo.

Scriveva Pirandello a Gandusio il 22 febbraio 1919, poco dopo avergli spedito la commedia:

“Ella avrà certamente notato il riposto senso di essa, pieno d’amarezza beffarda, che la fa una delle più feroci satire contro l’umanità e i suoi astratti valori. La comicità esteriore della favola non è che la maschera grottescamente arguta di questa amarezza: l’avrei voluta anche, se non avessi temuto d’offender troppo il pubblico e gli attori che debbon recitare le parti, più sguajata, per una superiore coerenza estetica. Deve avere per forza una faccia di buffoneria salace, spinta fin quasi alla sconcezza, vorrei dire una faccia da baldracca, questa commedia ove l’umanità è beffata così amaramente e ferocemente nei suoi valori morali. L’espressione di questo senso riposto culmina chiara, lampante, nella scena del secondo atto, in cui l’uomo, cioè il signor Paolino, trucca la signora Perella, cioè la Virtù, come una baldracca appunto. Perché questo senso riesca esplicito, tutta l’impostazione delle singole scene (…) dev’essere caricaturale, per modo che la commedia appaja veramente un apologo (…)”.

Il pubblico sulle prime era impreparato ad una commedia dell’autore siciliano dai toni decisamente farseschi e un po’ osé. La prima rappresentazione non ebbe successo ma presto, dopo una chiara rivalutazione anche da parte della critica, il pubblico si affezionò a quest’opera tanto che divenne una delle più rappresentate della produzione teatrale di Pirandello sia in Italia che all’estero.

Il 10 settembre dello stesso anno fu pubblicata nella rivista Comoedia, quindi in volume nel 1922 presso l’Editore Bemporad di Firenze.

        E forse proprio la scabrosa vis farsesca ha assicurato a questa commedia, una volta accettata dal pubblico e dalla critica, un grande successo, in Italia e all’estero, tanto da risultare tra le più rappresentate. E significativo che l’uomo sia il signor Paolino, professore rispettabile, che peraltro ha una doppia vita, la virtù la Signora Peretta sua amante, una donnetta goffamente vestita, in apparenza tutta modestia, virtù e pudicizia, anche se… incinta del signor Paolino, la bestia, il marito, capitano di marina che torna raramente a casa, ha un’altra donna a Napoli ed evita di avere rapporti fisici con la mo­glie, usando ogni pretesto.

        Senza l’incidente dell’inattesa maternità tutto sarebbe filato per il meglio e i due amanti avrebbero potuto continuare per anni e anni a recitare la loro parte, in pubblico, di persone perfettamente in regola, tenendo ben nascosta la loro relazione. E questa la società che Pirandello ci rappresenta, una so­cietà che pratica una falsa onestà, che in apparenza accetta le norme comuni e le convenzioni e in segreto le trasgredisce. L’incidente occorso alla Signora Peretta e al signor Paolino minaccia di sconvolgere quest’ordine basato sull’ipocrisia e costringerà il professore a cercare una soluzione a ogni costo, superando tutti i limiti della convenienza borghese. La situazione è di per sé paradossale: egli è costretto ad adoperarsi per gettare la sua amante fra le braccia del marito, studiando tutti i possibili espedienti, comprese le torte afrodisiache di classica memoria (si pensi a La mandragola di Machiavelli). Il caso è drammatico, perché il marito si fermerà in casa una sola notte e poi resterà lontano per almeno altri due mesi. Di qui la grande concitazione dei due protagonisti.

        Il signor Paolino arriva addirittura a suggerire alla signora Peretta di mettere in mostra «i tesori» di grazia e bellezza del suo corpo che lei tiene «gelosamente e santamente custoditi». Questo impasto di ipocrisia e di sesso è uno degli aspetti esemplari di questa farsa che riesce a essere esilarante e a un tempo di una grande forza polemica per la graffiante satira che la percorre.

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Il signor Paolino è in grande agitazione. Da tempo è diventato l’amante segreto della signora Perella (madre d’un ragazzo cui impartisce lezioni private) per consolarla dalla solitudine e dall’abbandono in cui è lasciata dal marito, un brutale capitano di lungo corso, che si è fatto una seconda ed illegittima famiglia in un altro porto. Senonchè ora la signora Perella è incinta – e non certo di suo marito che non s’accosta più a lei da anni. Per evitare lo scandalo e il disonore della ‘virtuosa’ signora Perella c’è un solo mezzo: che il capitano, in arrivo alla sera e di nuovo in partenza il giorno seguente, non trascorra la notte barricato nella sua stanza – com’è solito fare – ma compia una volta tanto il suo
dovere di marito. Se il signor Paolino, con l’aiuto di due amici – un dottore e un farmacista – riuscirà a somministrare furtivamente al riottoso lupo di mare un afrodisiaco che possa sortire il suo effetto, la virtù sarà salva, lo scandalo evitato e la morale trionferà…

“Una delle più feroci satire contro l’umanità e i suoi astratti valori”

Il problema teatrale che impegna il professor Paolino (come costringere il Capitano, per una notte, ad un incontro erotico con la moglie, da cui egli suole rifuggire) è un problema comico che ha molti illustri precedenti nella tradizione italiana, dalla novellistica boccaccesca al teatro del ‘500 in cui numerosissime sono le commedie basate sulla organizzazione di incontri notturni all’insaputa e contro la stessa volontà di uno dei protagonisti.

Su questo problema comico Pirandello costruisce l’agitato movimento della sua commedia, fatta di scosse, sobbalzi, equivoci, aggressioni esilaranti, e in cui tutti i personaggi sembrano farsi guidare da un meccanismo artificiale, vivendo un’esistenza di marionette, di esseri meccanici, in un universo di cui il teatro rivela continuamente il carattere di finzione, di non coincidenza con la realtà…
L’uomo, la bestia e la virtù alla fine trionfano tutte e tre insieme, appoggiandosi, sostenendosi, e quasi integrandosi tra loro in perfetto equilibrio…

1919 – L’uomo, la bestia e la virtù – Apologo in tre atti
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