
Legge Valter Zanardi.
Prima pubblicazione: Il Marzocco, 4 marzo 1900.
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Nane Papa, con le mani grassocce appese alle falde del vecchio panama sformato, dice a Candelora:
– Non ti conviene. Dai retta a me, cara. Non ti conviene. E Candelora, su le furie, gli grida:
– E che mi conviene allora? rimanere con te? crepare qua di rabbia, di schifo?
Nane Papa, placido, calcandosi sempre più il panama:
– Sì, cara. Ma senza crepare. Con un po’ di pazienza. Guarda, per dirla com’è, Chico…
– Ti proibisco di chiamarlo così!
– E non lo chiami così tu?
– Appunto perché lo chiamo io così!
– Ah, bene. Credevo di farti piacere. Vuoi allora che lo chiami il barone? Il barone. Dico che il barone ti ama, Candelora mia, e spende per te…
– Ah, per me spende? Buffone! Mascalzone! Non spende assai più per te?
– Se non mi lasci finire… Spende per me e per te, il barone. Ma vedi? Se spende assai più per me, che significa? Sii ragionevole. Significa che dà prezzo a te unicamente perché tu ricevi lustro da me. Questo non lo puoi negare.
– Lustro? – torna a gridare Candelora, al colmo della rabbia. – Sì, lustro di queste…
Alza un piede e gli mostra la scarpa.
– Vergogna ricevo! vergogna! vergogna!
Nane Papa sorride, e più placido che mai risponde:
– No, scusa. Vergogna io, se mai. Sono tuo marito. E tutto qui, credi, Loretta. Se non fossi tuo marito e, sopratutto, se tu non stessi più con me, sotto questo tetto ospitale, tutto il gusto, capisci? svanirebbe. Qua possono venire a onorarti impunemente, e tutti con un piacere tanto più grande, quanto più tu, diciamo così, mi fai disonore e vergogna. Senza più me, tu, Loretta Papa, diventeresti subito una piccola cosa di poco valore e di molto rischio, per cui Chico… il barone, non spen… Che fai? Piangi? Ma no, via! Io sto scherzando…
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