«Una “notizia” della Sicilia attraverso particolari letture ed esperienze»: così Sciascia definiva, dandola alle stampe nel 1961, questa raccolta di scritti, aperta dal grande saggio pirandelliano che dà il titolo al volume – e che rimane forse la guida migliore per avvicinarsi a un’opera tanto popolare quanto equivocata.
Leonardo Sciascia
Pirandello e la Sicilia
Editore Adelphi – 1996 – pp. 254
Collana Piccola Biblioteca Adelphi
prezzo di copertina Euro 14,00
Comparsa nel 1961, Pirandello e la Sicilia è la prima delle quattro raccolte di saggi pubblicate da Sciascia, cui seguiranno La corda pazza nel 1970, Cruciverba nel 1983 e Fatti diversi di storia letteraria e civile nel 1989.
Nel 1996, nel ristampare il libro nella collana “Piccola biblioteca”, la Adelphi pubblicò in quarta di copertina la nota che segue:
«Una “notizia” della Sicilia attraverso particolari letture ed esperienze»: così Sciascia definiva, dandola alle stampe nel 1961, questa raccolta di scritti, aperta dal grande saggio pirandelliano che dà il titolo al volume – e che rimane forse la guida migliore per avvicinarsi a un’opera tanto popolare quanto equivocata. Civettando con la semantica, Sciascia usava il termine «notizia» nel senso che ad esso potevano dare, nelle opere in cui partecipavano le proprie intuizioni e scoperte, un erudito o un viaggiatore del Settecento. Così, l’acutissima analisi della figura di Pirandello si trasforma subito in «viaggio» lungo il difficile tragitto, colto nei suoi momenti cruciali, che porta una cultura arcaica a incontrare la modernità ; così, capisaldi della «sicilitudine» quali Verga e Tomasi di Lampedusa incrociano, a riprova del gusto dell’autore per l’esplorazione del passato, personaggi rimossi e abbandonati all’oblio nelle biblioteche, come Emanuele Navarro della Miraglia, letterato e novelliere noto a Dumas e forse amato da George Sand, o come il poeta pornografo catanese Domenico Tempio, arditamente accostato allo Henry Miller del Tropico del Cancro. A scorrere, con questi, gli altri temi presenti nella silloge – la mafia, ancora, interna e da esportazione, e una riflessione amarissima sui fatti di Bronte –, si ha spesso l’impressione di assistere al comporsi del mosaico di un pensiero variegato e a tratti febbrile, sempre coerente, sempre puntuale nel riferimento alla realtà .
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