Pirandello e il Giallo

Di Giuseppe Previti

La Sicilia dai tempi di Pirandello a oggi ha dato molti autori, da Brancati a Bufalino, da Vittorini a Tomasi di Lampedusa, da Sciascia a Camilleri. Esiste quindi una letteratura italiana di matrice siciliana, come se pensiamo ad alcuni dei sopracitati e ad altri autori siciliani esiste una letteratura gialla e noir nata in Sicilia.

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Pirandello e il giallo
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Pirandello e il Giallo

da Il blog di Giuseppe Previti

Tra i tanti suoi figli che ne hanno cantato bellezze, fatti, e personaggi, Luigi Pirandello, quando parlava dei suoi corregionali siciliani diceva delle loro paure, delle loro insicurezza a cui rispondevano con un animo chiuso, appartato, persone che si accontentavano di poco purché però desse loro sicurezza e quindi erano inevitabilmente solitari, ”isole a sé”, rimuginando in se stessi il proprio dolore.
Questo Pirandello lo affermò nel lontano 1931, in una commemorazione di Giovanni Verga, anzi arrivando a parlare di scrittori di “cose”  (inserendovi appunto Verga e se stesso) e di “parole”  (D’Annunzio). E a questo aggiunse che su questa linea si poteva anche far rientrare gli scrittori del futuro.

La Sicilia dai tempi di Pirandello a oggi ha dato molti autori, da Brancati a Bufalino, da Vittorini a Tomasi di Lampedusa, da Sciascia a Camilleri. Esiste quindi una letteratura italiana di matrice siciliana, come se pensiamo ad alcuni dei sopracitati e ad altri autori siciliani esiste una letteratura gialla e noir nata in Sicilia.

Il più famoso esponente di questo gruppo, o meglio uno dei primi scrittori famosi cimentatisi con il genere giallo è stato senza dubbio Leonardo Sciascia. Lui si è servito appunto della letteratura di genere per scrivere della mafia, ed il suo primo libro è stato Il giorno della civetta (1961). Certamente un libro che sarebbe riduttivo definire solo di genere, Sciascia scrive una storia che è universale e che riguarda le virtù e le soperchierie dell’animo umano, ma che dà anche il quadro di uno dei più tristi fenomeni del nostro Paese, la mafia, argomento di interesse nazionale.

Ma è evidente che quell’immaginario asse profetizzato da Luigi Pirandello non deve essere ignorato in quanto ha aperto la strada a tanti autori formatisi nel tempo. Se noi prendiamo la Girgenti di Pirandello, la Racalmuto di Sciascia, la Vigata di Camilleri vediamo che sono lo specchio delle tradizioni, delle memorie del passato, della storia dell’isola di chi l’ha governata, della maniera di amministrare la giustizia.
E possiamo anche aggiungere che, ovviamente scrivendo ognuno secondo le proprie origini e modi di vivere, è confluito in una lunga serie di romanzi, racconti, articoli, che sono poi anche l’anima dei romanzi gialli, noir, polizieschi, mantenendo comunque la propria origine di scrittore.

In Italia il giallo è sempre stato connaturato all’ambientazione o cittadina o provinciale o regionale in cui venivano ambientate le singole storie. Giorgio Scerbanenco=Milano, Loriano Macchiavelli=Bologna, Marco Vichi=Firenze, Fruttero & Lucentini=Torino, Maurizio De Giovanni=Napoli, Andrea Camilleri=Vigata. Un legame con il territorio e con  le sue tradizioni sempre forte e mai venuto meno.
Esempio di ciò appunto lo Sciascia che ricorre alla letteratura gialla per parlare di mafia, esempio Andrea Camilleri che oggi è un po’ il simbolo del giallo italiano, lui che pur ricorrendo a una località immaginaria, Vigata (ma non è poi tutta la Sicilia?) ha saputo  “cantare” una Sicilia non solo di mafia ma anche della delinquenza spicciola, dei delitti, delle vendette, insomma tutti quei crimini che deve combattere il commissario Montalbano. Ma non siamo allora a quella letteratura delle cose di cui parlava Pirandello?

Vi è una novella di Pirandello, Il treno ha fischiato che può chiudere questo discorso sui legami tra il grande scrittore siciliano e il giallo. Intanto la maniera di raccontare assai moderna e capace di creare un clima di attesa e di suspense. E’ la storia di un uomo, tale Belluca ,dalla vita esemplare, ma che improvvisamente si rivela tutt’altro uomo. Si discute se il Belluca sia pazzo o meno. I colleghi ne sono convinti, Pirandello introduce la figura di un narratore che invece ritiene il protagonista una persona normale. E d’altra parte tiene viva la nostra attenzione  alludendo a cose che lui e che si riserva di rivelarci. Così l’andamento narrativo risulta più diluito, inoltre si ricorre spesso a pause  che rallentano questo strano caso di un soggetto sin  allora sottomesso e tranquillo ma poi vittima di una improvvisa follia che lo porta a compiere atti stravaganti e inconcepibili per uno come lui. E prosegue il contrasto tra chi lo considera pazzo e chi normale.

Ma ecco che balza in primo piano la causa che ha provocato la pazzia (?!?) del ragionier Belluca, il fischio di un treno, che ha alterato i suoi equilibri. Certo da fuori nessuno dà importanza a questo fatto del fischio, ma invece, e lo dirà il Belluca stesso, è stato il fischio del treno a ridestarlo dal lungo sonno di impiegato sottomesso, marito esemplare dalla disgraziatissima vita familiare.

Ecco poniamo che il nostro autore abbia voluto indicarci questa frase come un indizio ….Il treno ha fischiato, quindi una vera e propria sfida al lettore come ogni buon giallo insegna.
Una novella, e non è la sola, tra quelle del nostro Premio Nobel, molto vicina al Giallo!

Giuseppe Previti

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