L’interesse di Pirandello per il processo di unificazione nazionale italiano è cosa nota; proprio da questo nasce l’esigenza, alla luce delle nuove interpretazioni in sede storica delle vicende unitarie, di riguardare anche all’opera pirandelliana da un nuovo punto di vista.
Alessandra Sorrentino
Luigi Pirandello e l’altro
Collana “Lingue e letterature Carocci”
Carocci Editore – 2014 – pp. 144
Prezzo di copertina Euro 15,00
L’interesse di Pirandello per il processo di unificazione nazionale italiano è cosa nota; proprio da questo nasce l’esigenza, alla luce delle nuove interpretazioni in sede storica delle vicende unitarie, di riguardare anche all’opera pirandelliana da un nuovo punto di vista. La prospettiva interdisciplinare di questa analisi tiene conto sia dei risultati della più recente ricerca sulla storia del Risorgimento italiano, sia del dibattito attorno alla figura dell’altro in sede filosofica. Nel presente volume si accetta come valida la proposta di storici italiani e stranieri di rianalizzare le modalità di elaborazione del discorso sul Mezzogiorno d’Italia prima, durante e dopo il 1861, mettendo l’accento sull’importanza della creazione di un’immagine del Sud come altro dal resto della neonata nazione italiana. Lo strettissimo rapporto tra la nuova prospettiva storica e l’approccio poststrutturalista alla figura dell’altro amplia necessariamente la riflessione dalla più circoscritta analisi della stretta relazione tra l’opera pirandelliana e l’Unità italiana ad una più estesa riflessione sui rapporti tra l’opera pirandelliana e la figura dell’altro.
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Luigi Pirandello, secondo di sei figli, nasce la sera del 28 giugno 1867 ad Agrigento (l’antica colonia greca di Akragas che si chiamerà Girgenti fino al 1927) da Stefano Pirandello e da Caterina Ricci-Gramitto, sposata nel 1863, in una casa colonica non ancora ben rifinita che si trovava nella tenuta paterna denominata “Caos”, qualche chilometro fuori dalla città, sulla strada che conduce verso Porto Empedocle, in una contrada suggestiva che dall’alto di un costone da un lato guarda verso il mare e dall’altro è delimitata da una ripido e piccolo valloncello che porta direttamente alla spiaggia..
… Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti. Colà la mia famiglia si era rifugiata dal terribile colera del 1867, che infierì fortemente nella Sicilia. Quella campagna, però, porta scritto l’appellativo di Lina, messo da mio padre in ricordo della prima figlia appena nata e che è maggiore di me di un anno; ma nessuno si è adattato al nuovo nome, e quella campagna continua, per i piú, a chiamarsi Càvusu, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Xàos.
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