«L’onda», analisi della novella di Luigi Pirandello

Di Emiliana Cristiano.

L’amore, quindi, appare agli occhi di Pirandello come qualcosa di totalmente irrazionale, guidato da forze oscure, ma troppo spesso egoistiche; anche quando i personaggi riescono a liberarsi dalla maschera che soffoca la spontaneità del proprio Io, vanno incontro ad un turbinio di sensazioni violente che finisce per sopraffarli e renderli vittime della propria capricciosa volontà.

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L onda. analisi della novella
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da LetteraTu

Un “amore senza amore” raccontato dalla penna di Luigi Pirandello

Dal 1922 fino alla sua morte, Luigi Pirandello dedicò parte del suo tempo alla sistemazione di una serie di novelle, alcune scritte e pubblicate precedentemente sul Corriere della Sera. I racconti dovevano confluire in un corpus unico o, meglio, in una serie di volumi (24 in tutto), contenenti 15 novelle ciascuno, per un totale di 365 novelle. Il titolo, Novelle per un anno, voleva indicare la possibilità, per il lettore, di usufruire di una novella al giorno e ritagliarsi, così, qualche minuto per riflettere -tramite le piccole storie- sull’assurdità dell’esistenza.

Nonostante l’ambizioso progetto, Pirandello non portò completamente a termine il lavoro a causa della sua morte, nel 1936: le novelle pubblicate in vita tra il 1922 e quell’anno furono, infatti, 241 su un totale di 365. Altre 15 furono pubblicate postume (per un totale di 256).

Diverse le tematiche, unite però da quel tema tanto caro al nostro autore: il contrasto tra Vita e Forma.

Tra le varie novelle, ho scelto di puntare l’attenzione su “L’onda”. Quest’ultima fa parte di una serie di “Amori senza amore” raccontati dallo scrittore  di Agrigento. La preziosa raccolta chiarisce l’idea amara della vita, ma soprattutto dell’amore, che caratterizza la poetica pirandelliana: uomini e donne si innamorano, ma sono condannati a non vedere realizzati i propri sogni d’amore. Le convenzioni sociali, i motivi d’interesse finiscono per soffocare anche i sentimenti più sinceri, per trasformarli in emozioni quasi autodistruttive.

In questa novella, l’ingegnere Giulio Accurzi, era come si suol dire in società, un bel giovine: trentatré anni, facoltoso, elegante, non privo di spirito. Godeva poi, nel concetto degli amici, d’una specialità: s’innamorava costantemente delle sue inquiline. Possedeva una casa a due piani: affittava il primo, a cui era annesso un terrazzo, che dava su un grazioso giardinetto riserbato per un’angusta scala interna al secondo piano; abitava in questo con la madre paralitica, relegata da parecchi anni in poltrona. Di quando in quando gli amici lo perdevan di vista, e allora si poteva ritenere con certezza, che l’ingegnere Giulio Accurzi s’era già messo a far l’aggraziato con la filia hospitalis del piano inferiore.

Il nostro protagonista, insomma, è presentato da Pirandello come il classico eterno adolescente, impegnato a riempire il vuoto della sua esistenza saltando da una donna all’altra, senza riuscire a creare legami veri e duraturi.

La routine di Giulio, tuttavia, è improvvisamente interrotta dall’arrivo di Agata che, insieme con la madre, diventa inquilina dell’Ingegnere. Giulio resta colpito da quella ragazza, soprattutto perché non lo degna di uno sguardo, essendo promessa sposa di un altro uomo, tale Mario Corvaja.
Invano, egli passa ore sul terrazzo cercando uno sguardo dalla triste Agata, troppo spesso persa tra i suoi pensieri e incurante del mondo circostante. Con il passare del tempo, Giulio apprende che Mario ha abbandonato la dolce Agata e lei, reduce da una brutta malattia, in seguito al dispiacere si era di nuovo ammalata gravemente, per questo la madre e la sorella (sposata con il fratello di Mario Corvaja), decidono di portarla per qualche tempo in campagna. Durante la sua assenza, Giulio cova rabbia per quell’uomo che aveva osato lasciare una fanciulla, secondo lui, degna di amore e protezione; nello stesso tempo, matura l’idea di poter essere lui a prendersi cura di Agata.ù

Al ritorno della ragazza -e incitato dalla madre inferma- Giulio si reca dalla sorella di Agata per chiedere la mano della ragazza. Com’è ovvio, in famiglia tutti apprendono con letizia la richiesta di Giulio, desiderosi soprattutto di lavare dalla fronte della ragazza l’onta dell’abbandono.L’unica titubante sembra Agata, ma in seguito a una serie di ragionamenti, decide di accettare la proposta dell’Ingegnere Accurzi.

Nei tre mesi che precedono il matrimonio, tuttavia, Agata non riesce a sollevarsi nonostante i tentativi di Giulio per farla sorridere; troppo spesso appare malinconica e pensierosa. Tuttavia quella di Giulio è una vera e propria missione.

Dopo il matrimonio, la dolce Agata comincia a innamorarsi pian piano di quell’uomo che sembrava così generoso e buono, un vero e proprio salvatore. E’ in quel momento che l’atteggiamento di Giulio cambia radicalmente. Diventa freddo e distaccato e spesso parla del suo ex rivale in amore, come se avesse vinto una battaglia e non sposato una donna. Si percepisce, così, come Giulio Accurzi abbia sposato la triste Agata più per ripicca nei confronti del rivale Mario Corvaja, che per un autentico sentimento nei confronti della donna. Le motivazioni di un rapporto sembrano essere, insomma, le più svariate, ma comunque ben lontane da quel concetto di amore come catarsi e fusione che pure da qualche parte la cultura occidentale vagheggia.

E’ Pirandello stesso a svelarcelo alla fine della novella. Avviene l’incontro tra i tre; Mario, qualche tempo prima, aveva fatto pubblicare una poesia per Agata mostrandosi seriamente addolorato per averla abbandonata. Quando si ritrovano tutti nella stessa stanza, casualmente e a casa della sorella della donna, Agata è incinta da mesi e appare raggomitolata sulla poltrona. Ecco, allora, che Giulio tira fuori la sua verità:

E nel guardar la moglie un pensiero soltanto, quasi inverosimile, gli turbò a un tratto la trista gioia d’essere odiato da Mario Corvaja, quanto lui lo aveva odiato una volta: che lo stato di lei non gli lasciava aver vittoria completa; giacché Agata ormai non poteva forse ispirar più a colui alcun tormento d’invidiato amore.

L’amore, quindi, appare agli occhi di Pirandello come qualcosa di totalmente irrazionale, guidato da forze oscure, ma troppo spesso egoistiche; anche quando i personaggi riescono a liberarsi dalla maschera che soffoca la spontaneità del proprio Io, vanno incontro ad un turbinio di sensazioni violente che finisce per sopraffarli e renderli vittime della propria capricciosa volontà.

Che non esista, allora, un legame sincero e diverso tra due persone? Tutti noi, anche lo scrittore, abbiamo bisogno di credere che, in fondo, un miracolo sia possibile.

Emiliana Cristiano
31 ottobre 2011

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