Guercio Giancarlo – Limen e Meta, Luigi Pirandello e la fenomenologia
Prefazione di Antonio Sichera. Il volume esplora elementi innovativi della scrittura di Luigi Pirandello. In particolare l’autore si sofferma sulle afferenze filosofiche delle opere pirandelliane, sulle connessioni con i dettami della fenomenologia e propone, quindi, una lettura trasversale applicando strumenti analitici non solo della critica letteraria ma anche di altre discipline.
Giancarlo Guercio
Limen e Meta
Luigi Pirandello e la fenomenologia
Rubbettino Editore – 2020 – pp. 152
Collana “Scaffale universitario”
Prezzo di cop. Euro 14,00
Acquistabile dal sito dell’editore
https://www.store.rubbettinoeditore.it/limen-e-meta.html
Introduzione
La scrittura di Luigi Pirandello è indiscutibilmente tra le più ardue del panorama letterario italiano e per questo motivo risulta ‘problematico’ tentare una sua interpretazione esaustiva, sia per la complessità dei generi che frequenta e sia per scelte filosofico-stilistiche. Tuttavia l’analisi che qui si propone mostra che una lettura, in chiave fenomenologica e che esca fuori dalle strade comunemente battute, possa risultare finalmente feconda e decisamente densa di spunti e di sollecitazioni nuove. Mi riferisco a un preciso orientamento critico che, seguendo un’impostazione di tipo ontologico, ha colto nella scrittura pirandelliana una consistente portata esistenzialista, inaugurando una linea interpretativa che si affianca a quella più tradizionale di tipo ‘relativista’ seguita, da Croce e Tilgher in poi, da gran parte della critica. [1]
Pirandello è figlio di questo processo; anche lui, come tanti artisti e scrittori che si riconoscono ad esempio nell’Espressionismo o nel Surrealismo, va a collocarsi sul confine, sul limen che intercorre tra «essere» ed «esistere», per osservare – ossia vedere e sentire – le rifrazioni delle entità ascose e celate alla vista dei sensi materiali ma pur sempre vive, pulsanti e generanti vita. Elementi che assumono conformazioni particolari, come le visioni oniriche, che egli ricerca ed elabora per addentrarsi nello humus più autentico dell’individuo. In letteratura, come in psicologia, i sogni fungono da viatico tra il mondo ‘oltrano’ e quello della realtà essendo la “finestra” posta (e aperta) sul confine che consente lo sguardo verso l’interno o dall’interno verso l’esterno. Da questa duplice visuale si sostanzia per Pirandello il concetto di ‘doppio’ che non significa tanto la relazione tra due poli opposti e differenti quanto il processo di compenetrazione metamorfica e diveniente tra due nuclei di una stessa entità. Attraverso la rappresentazione dei dissidi Pirandello non intende mostrare la scissione dell’io, anzi tenta un avvicinamento cosciente, una riconciliazione sincretica, che rimetta in equilibrio le diverse componenti dell’esistenza. È la ragione per cui i personaggi pirandelliani, apparentemente fissati in una forma prestabilita, sono sempre calati in coacervi fortemente cinestetici. Le maschere in cui vivono “agganciati e sospesi” come larve amorfe celano in realtà un vorticoso turbinio di sensazioni derivante dal naturale «flusso vitale» che finisce per contrastare con le fissità del reale. Pirandello raggiunge il confine che separa e unisce i due mondi dell’io, il limen da cui può osservare le vere conformazioni del mondo ‘oltrano’ che successivamente rielabora e ri
[1] Nel saggio Pirandello (1963) Giovanni Giudice, pur entro una lettura ancora di tipo tradizionale, apre in qualche modo verso sollecitazioni interpretative nuove. Un impulso decisivo in questa direzione è offerto da Giacomo Debenedetti che nel saggio Il romanzo del Novecento (1971) coglie la natura ontologica in alcuni aspetti della scrittura pirandelliana, prefigurando anche il significato dell’oltre e la sua valenza trascendentale che spinge a scoprire l’altro io, celato ed occultato da quello ‘formale’. Graziella Corsinovi nel volume Pirandello e l’Espressionismo (1979) individua – e in modo chiaro – la coesistenza di elementi esistenzialisti e fenomenologici all’interno della scrittura pirandelliana. La studiosa ha ripreso e sviluppato negli anni questa linea di ricerca producendo numerosi contributi che chiariscono bene l’approccio ontologico all’opera di Pirandello. Tra questi Pirandello o le funzioni dell’anima (2006), fino al più recente La finzione vissuta (2015) in cui prospetta soluzioni metodologiche persuasive di analisi e di critica ermeneutica. Ulteriori contributi che hanno dato corpo a questo filone interpretativo sono rappresentati dagli studi di Giancarlo Mazzacurati (come ad esempio Pirandello e il romanzo europeo, 1987), di Francǫis Orsini (Pirandello e l’Europa, 2001), di Franco Zangrilli (Un mondo fuori di chiave. Il fantastico in Pirandello, 2014) e di Roberto Salsano (Pirandello in chiave esistenzialista, 2015). Si rimanda inoltre agli esiti del XXV Convegno tenuto ad Agrigento nel 1990, a cura di Enzo Lauretta. Ulteriori apporti sono esaminati di volta in volta nel corso del presente lavoro.
Indice
Prefazione
Pirandello e la fenomenologia
di Antonio Sichera
Introduzione
Parte Prima
Luigi Pirandello e la fenomenologia: una proposta di lettura
Capitolo I
Luigi Pirandello e l’Espressionismo
Capitolo II
Per una lettura fenomenologica delle opere di Luigi Pirandello
Capitolo III
L’«essere dell’accadere infinito»: lo specchio e il doppio
Capitolo IV
Il cinema come metafora del subliminale
Parte Seconda
Il sogno in Luigi Pirandello
Capitolo I
Il sogno come limen
Capitolo II
Sogno e pazzia: indagine ontologica o psicanalitica?
Parte Terza
Il sogno come meta
Capitolo I
Il meta. Indagine ontologica dei Sei personaggi in cerca d’autore e il nucleo prismatico
Capitolo II
Lettura fenomenologica delle novelle E due! e Una giornata
Conclusione
Appendice Bibliografica
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