01. La maschera

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La maschera

01. La maschera

Da Vita Nuova, Firenze, 25 maggio 1890.

Io non ti prego, o vuoto cranio umano,
che il gran nodo mi voglia distrigar.

Follie d’Amleto! Io sto co’l Lenau: è vano
de la vita la Morte interrogar.

A che avventarti questa malacia
che in van mi rode, in stolidi perché?

Non vo’ sapere a qual mai uom tu sia
appartenuto – ora, appartieni a me.

Tu nulla forse m’avresti insegnato
quando un cervel chiudevi ed un pensier;

ora m’insegni a ridere del fato,
e a vivere la vita – unico ver.

Vogliam noi oggi, amico teschio, un poco
rifarci de le noje aspre del dĂ­?

Io ho pensato di prenderci gioco…
Amico teschio, indovina di chi?

De la luna, di lei… Non ti se’ accorto
ch’ella ti fa da un pezzo l’occhiolin?

Anch’ella è morta, come tu sei morto,
e vi potreste intendere un pochin.

Quando sorge dai monti e le gioconde
acque del Reno incande e le cittĂ ,

co’l primo raggio suo ti circonfonde,
da la finestra, e a contemplarti sta.

Vogliamo la comedia de la vita
rappresentar stasera tutti e tre?

Io tu e la Luna (sarĂ  presto uscita);
la miglior parte la riserbo a te.

Ho comprato una maschera di cera,
che un volto finge di donna gentil,

una parrucca che par chioma vera,
e velo nero d’ordito sottil.

Vedrai bel gioco! Scambio de la Luna,
temo di te non m’abbia a innamorar…

Tu sembrerai un’andalusa bruna
a le carezze del raggio lunar.

E allora dal mio tavolin vicino
un bel canto d’amore io comporrò;

e quindi a te, facendo un grave inchino,
al lume de la Luna il leggerò.

Tu certamente non me’l loderai,
e allora io ti dirò con molto ardor:

“Bella fanciulla, che lode non dài,
lodi io non voglio, ma voglio il tuo cor”

Né sí, né no. Ma in questo caso, è noto,
val sí il tacere; ed io cadrò al tuo piè,

e ti dirò… Tu ridi, o teschio vuoto
che sciocca vita! io rido al par di te.

Bonn am Rhein, 1890.


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