1927 – L’amica delle mogli – Commedia in tre atti

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I personaggi della storia si muovono sul palcoscenico di una piatta e grigia borghesia. Una delle loro missioni di vita da compiere è “accasarsi”, dunque prender moglie. 

FONTE Novella «L’amica delle mogli» (1894)
STESURA agosto 1926
PRIMA RAPPRESENTAZIONE 20 aprile 1927 – Roma, Teatro Argentina, Compagnia Pirandello (prima attrice Marta Abba).

Approfondimenti nel sito:
Sezione Tematiche – Arianna Capirossi – Luigi Pirandello e “L’amica delle mogli”
Sezione Novelle – L’amica delle mogli
Sezione Video – L’amica delle mogli – 1970
Link esterni
Teatro Stabile di Grosseto, Scheda in PDF (2008)

Premessa
Personaggi, Atto Primo
Atto Secondo
Atto Terzo

««« Elenco delle opere in versione integrale
««« Introduzione al Teatro di Pirandello

L amica delle mogli - Commedia in tre atti
Carlo Giuffrè, Rossella Falk, L’amica delle mogli, 1968. Da Archivio Teatro stabile di Torino.

 

Premessa

        Tratta dalla omonima novella del 1894, la commedia fu composta nell’estate del ’26 e fu rappresentata da Marta Abba al Teatro Argentina di Roma nell’aprile del ’27.

        L’amica delle mogli – commedia che ha un testo estremamente attuale, porta in primo piano l’analisi spietata di un gruppo di borghesi, mariti e mogli, dietro la cui apparente tranquillità si intravede uno scenario devastante, una forma felice pronta ad esplodere in un dramma di insolita crudezza.

        Il personaggio centrale è quello di Marta, l’amica delle mogli. Marta è una discreta e riservata creatura, che non avendo voluto attirare gli uomini con le armi della provocazione e della civetteria non si è mai sposata; ha avuto però una parte predominante nel matrimonio delle sue amiche, perché ne è diventata la preziosa consigliera, inducendole a pensare e ad agire come lei. Fran­cesco Venzi, marito di Anna, scopre di esserne innamorato, ma sa anche che ormai non può più sposarla. Si ammala gravemente Elena, la moglie del suo amico Fausto, e muore, circondata dalle cure affettuose di Marta. Francesco, non potendo sopportare l’idea che l’amico Fausto, ormai libero, possa spo­sare Marta, lo uccide.

        È certo il dramma della gelosia, «di una gelosia pazzesca e furibonda», come parve a M. Praga, ma è soprattutto il dramma grigio di esistenze monche e irrealizzate, dove tutti i personaggi, non solo Francesco Venzi, appaiono sconfitti. La stessa Marta, strana creatura tra innocente e sottilmente perversa, della perversione più pericolosa, quella psicologica, non sa neanche lei dove termini la sua disponibilità altruistica e dove cominci, invece, il desiderio di affermazione tramite l’imposizione surrettizia alle amiche dei suoi comportamenti, dei suoi gusti e delle sue scelte. Alla fine del dramma, Marta rimane in questa ambiguità, in questo ambivalente limbo e si chiude in una desolata sterilità, in una completa e ormai fatale solitudine: «Lasciatemi sola! voglio restar sola! – Sola, – sola, – sola! – ».

1927 – L’amica delle mogli – Commedia in tre atti
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Atto Secondo
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