1918 – Ma non è una cosa seria – Commedia in tre atti

E’ fra le meno rappresentate commedie pirandelliane. I temi in essa trattati non sono nuovi rispetto anche allo stesso terreno di indagini di Pirandello e molti concetti li troviamo in altri lavori dell’autore agrigentino espressi in toni più drammatici ed impegnativi.

FONTE  Novelle «La signora Speranza» (1903) – «Non è una cosa seria» (1910)
STESURA agosto? 1917 – febbraio 1918
PRIMA RAPPRESENTAZIONE  22 novembre 1918 – Livorno, Teatro Rossini, Compagnia di Emma Gramatica, con Emma Gramatica (Gasparina), Camillo Pilotto (Memmo Speranza) e Aristide Arista (Barranco).

Approfondimenti nel sito:
Sezione Novelle – La signora speranza
Sezione Novelle – Non è una cosa seria

Premessa
Personaggi, Atto Primo
Atto Secondo
Atto Terzo

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Ma non è una cosa seria - Commedia in tre atti
Elisa Cegani e Vittorio De Sica, Ma non è una cosa seria, film 1936. Immagine dal Web.

Premessa

È una commedia in tre atti che deriva dalle novelle La Signora Speranza (1902) e Non è una cosa seria (1910). Se ne fa risalire la stesura tra il 1917 (forse agosto) e il febbraio 1918. Fu rappresentata per la prima volta al Teatro Rossini di Livorno, il 22 novembre 1918 dalla Compagnia di Emma Gramatica. Fu pubblicata dall’editore Treves, Milano, 1919. Ne trassero due film: Augusto Camerini nel 1920 e Mario Camerini nel 1936.

La trama si basa sulla paradossale decisione presa da Memmo Speranza di ammogliarsi per non correre il rischio di ammogliarsi: e cioè contraendo un matrimonio apparente, valido solo sul piano giuridico, con Gasparina, proprietaria di una pensione, donna umile e sottomessa che vive nella convinzione di non avere nessuna attrattiva per fare innamorare gli uomini. Memmo era appena scampato alla morte nell’ultimo duello con un mancato cognato; aveva vissuto la sua vita di Don Giovanni spensieratamente e allegramente, ma con pericoli continui. Decide di ricorrere al singolare espediente proprio per evitare di correre ulteriori rischi matrimoniali con relative complicazioni. È una tipica trovata pirandelliana (più volte l’autore è tornato sul matrimonio di convenienza, sul matrimonio bianco, da Pensaci, Giacomino! a Diana e la Tuda ma proprio come tale la trovata non si compiace soltanto del paradosso; la decisione è suffragata da una serie di ragionamenti assurdi per il senso comune, ma di per sé concreti e validi, soprattutto in relazione alla natura di Memmo, che è «come la paglia» e prende fuoco subito mettendosi nei guai. Egli si chiede, ad esempio, perché ogni volta che, attratto dalla sua bellezza, avvicina una donna, debba giurarle che sarà suo per l’eternità. Una volta che risulterà sposato avrà più difese e più libertà d’azione. Ma se il matrimonio con Gasparina non è una cosa seria, è serissimo il patto che stringe con lei di consentirle una vita serena e agiata in una casetta in campagna di sua proprietà, sottraendola alle fatiche della pensione.

Il matrimonio è deciso allegramente da Memmo insieme con gli avventori della pensione che partecipano al giuoco e scommettono che non si verificherà, e commentano e fanno da coro; tra essi il vecchio signor Barranco, seriamente innamorato di Gasparina, che invano si oppone a quello che giudica uno scherzo di cattivo gusto.

In seguito l’infiammabile Memmo si pentirà della «pazzia» perché è tornato a innamorarsi della donna che aveva abbandonato. E a questo punto rivela la vera natura della sua apparente gioia: «la pazzia» del finto matrimonio l’ha compiuta perché «ha sofferto»; egli è stato una specie di punitore di se stesso che mette «lo scherno sulle sue sofferenze». E nell’altalena tutta pirandelliana dei giudizi, quel falso matrimonio è «il trionfo della logica», è una «perfetta astrazione» basata su un ragionamento che fila a meraviglia. Ora che si è innamorato di nuovo è veramente pazzo e vorrebbe annullarlo; ma allora era savio!

La volubilità di Memmo lo porterà, alla fine, a innamorarsi di Gasparina, di questa donna così insignificante e trasandata, che si è trasformata, è diventata bella e desiderabile. Pirandello celebra la sua resurrezione come donna e ne sa porre in evidenza i pregi del carattere. È il personaggio spiritualmente più nobile e psicologicamente più vero. Memmo si rende conto che vale pro­prio la pena, dopo aver rincorso donne superficiali e leggere, trasformare il matrimonio con Gasparina, che pudicamente lo ama senza speranza, in una cosa seria.

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