Accanto alla determinazione labirintica, notoriamente correlata al corpus delle Novelle per un anno, il volume propone, a simbolica icona dell’opera novellistica di Pirandello, quella del caleidoscopio, in primario riferimento ad una peculiarità affabulativa secondo cui nuclei tematici ricorrenti, riconducibili ad una mappa semantica sostanzialmente ridotta, si riproducono in intrecci alquanto differenziati.
Emma Grimaldi
Il labirinto e il caleidoscopio
Percorsi di letture tra le «Novelle per un anno» di Luigi Pirandello
Rubbettino Editore – 2007 – pp. 412
Collana “Iside”
Prezzo di copertina Euro 25,00
Dall’Editore
dal sito di Rubbettino Editore
Accanto alla determinazione labirintica, notoriamente correlata al corpus delle Novelle per un anno, il volume propone, a simbolica icona dell’opera novellistica di Pirandello, quella del caleidoscopio, in primario riferimento ad una peculiarità affabulativa secondo cui nuclei tematici ricorrenti, riconducibili ad una mappa semantica sostanzialmente ridotta, si riproducono in intrecci alquanto differenziati.
Se il perenne rinnovarsi del discorso del racconto risponde alla continua mobilità del punto di vista, alla molteplice relatività della focalizzazione, ne consegue che il senso di un repertorio, di fatto rinviante ad un’ipotetica ricostruzione del mondo, non è più pensabile in termini di armonica unitarietà.
Se è la realtà a rendersi percepibile solo per frammenti, è appunto il caleidoscopio a riprodurre il vicendevole assemblaggio di una disgregata pluralità di schegge, invocante un uno, o un tutto, di cui finisce piuttosto per dichiarare l’assoluta inesistenza.
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Luigi Pirandello, secondo di sei figli, nasce la sera del 28 giugno 1867 ad Agrigento (l’antica colonia greca di Akragas che si chiamerà Girgenti fino al 1927) da Stefano Pirandello e da Caterina Ricci-Gramitto, sposata nel 1863, in una casa colonica non ancora ben rifinita che si trovava nella tenuta paterna denominata “Caos”, qualche chilometro fuori dalla città, sulla strada che conduce verso Porto Empedocle, in una contrada suggestiva che dall’alto di un costone da un lato guarda verso il mare e dall’altro è delimitata da una ripido e piccolo valloncello che porta direttamente alla spiaggia..
… Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti. Colà la mia famiglia si era rifugiata dal terribile colera del 1867, che infierì fortemente nella Sicilia. Quella campagna, però, porta scritto l’appellativo di Lina, messo da mio padre in ricordo della prima figlia appena nata e che è maggiore di me di un anno; ma nessuno si è adattato al nuovo nome, e quella campagna continua, per i piú, a chiamarsi Càvusu, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Xàos.
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