Dario Fo parla del teatro di Pirandello

Due nobel per la letteratura a confronto

Un vincitore del premio Nobel per la letteratura, Dario Fo, parla di un altro vincitore: Luigi Pirandello. Sono due tipi di teatro, i loro, diversi, opposti. Fo trova interessante del suo “collega”, l’aver fondato i primi lavori sulle storie locali, anche usando il dialetto. Questa intervista è il contributo di Dario Fo alla cerimonia al teatro comunale di Agrigento del 14 dicembre 2014 per ricordare gli 80 anni della consegna del premio Nobel per la letteratura a Luigi Pirandello.

da RaiNews

 

Dario Fo
(Sangiano, 24 marzo 1926 – Milano, 13 ottobre 2016)

Premio Nobel per la letteratura 1997

dario fo e pirandello

Comunicato stampa
9 ottobre 1997

L’Accademia di Svezia
Il Segretario perpetuo

Premio Nobel per la letteratura 1997

“che nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati”

Il drammaturgo e attore Dario Fo, nato vicino al Lago Maggiore, ha 71 anni. La sua formazione comprende, fra l’altro, studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Milano. È sposato con l’attrice e scrittrice Franca Rame.

Il teatro di Fo è rappresentato, da lungo tempo, in tutto il mondo. È forse il più rappresentato dei drammaturghi contemporanei e la sua influenza è stata enorme. Se c’è qualcuno che merita l’epiteto di giullare, nel vero senso della parola, questo è lui. Il misto di risa e serietà è il suo strumento per risvegliare le coscienze sugli abusi e le ingiustizie della vita sociale, ma anche come queste problematiche possano essere viste in una più ampia prospettiva storica. Fo è un autore satirico molto serio e straordinariamente versatile nelle sue produzioni. Per la sua indipendenza e perspicacia ha corso grandi rischi e ne ha subito le conseguenze ma, al tempo stesso, ha raccolto una viva conferma in vasti strati del pubblico.

La tradizione non-istituzionale gioca un ruolo determinante nel teatro di Fo. Spesso fa riferimento ai giullari (joculatores) medievali, alla loro comicità e ai loro misteri. L’opera centrale “Mistero buffo” del 1969 si basa su vecchie fonti, interpretate nello spirito foesco. Ma anche la commedia dell’arte e scrittori del novecento come Majakovskij e Brecht sono stati importanti fonti di ispirazione.

Un altro dei momenti più alti della vasta produzione di Fo è “Morte accidentale di un anarchico” del 1970. L’antefatto sono gli attentati dinamitardi dell’estrema destra del 1969, di cui le autorità e la stampa accusavano gli anarchici. Durante gli interrogatori a Milano un innocente “precipitò” da una finestra del quinto piano. La pièce parla di questi interrogatori, che man mano cominciano a svolgersi intorno ad un personaggio simile ad Amleto, il Matto, che possiede quella sorta di follia che svela la pubblica menzogna.

Altre opere particolarmente degne di nota sono “Non si paga! Non si paga!” del 1974 e “Clacson, trombette e pernacchi” del 1981. Quest’ultima è una commedia d’intreccio in cui sono presi di mira coloro che prendono parte al gioco ambiguo nelle alte sfere. Negli ultimi anni, insieme a Franca Rame, Fo ha trattato, in molte delle sue opere, anche la questione della donna.

L’ultima opera di Fo, “Il diavolo con le zinne”, ha avuto la sua attesa prima a Messina, all’inizio di agosto. È una commedia satirica di ambiente rinascimentale, i cui personaggi principali sono un giudice zelante e una donna posseduta dal diavolo. Come sempre, la commedia di Fo lancia i suoi strali contro fenomeni della società di oggi.

Tradurre i testi di Fo, con le loro allusioni all’attualità e i loro tratti di grammelot – quella lingua giullaresca che Fo ha sviluppato su una base dialettale e onomatopeica – offre particolari difficoltà. Non di rado i traduttori hanno commentato il loro approccio al testo. Un esempio di ciò è Ed Emery, che in una nota alla sua traduzione di “Morte accidentale di un anarchico” scrive che lui ha scelto di mantenersi vicino al testo originale di Fo e di conservarne i riferimenti iniziali.

La forza di Fo consiste nella capacità di creare testi che nello stesso tempo divertono, impegnano e offrono nuove prospettive. Come nella commedia dell’arte, sono opere sempre aperte ad aggiunte innovative e modificazioni, che continuamente inducono gli attori all’improvvisazione, in modo tale che il pubblico ne viene coinvolto in maniera sorprendente. La sua è un opera di eccezionale vitalità e portata artistiche.

da NobelPrize.org

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