Un contrasto con il professore lo indusse a trasferirsi da Roma a Bonn

A cura della Biblioteca-museo Pirandello di Agrigento

Bonn piace subito al giovane Pirandello. In una lettera inviata a casa descrive il luogo con entusiasmo: «È una bellissima cittadina in riva al Reno, una delle più belle, anzi la più bella addirittura ch’io abbia mai veduto». 

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da Roma a Bonn
Il giovane Pirandello. Immagine dal Web.

Un contrasto con il professore
lo indusse a trasferirsi da Roma a Bonn

da Penclubitalia

“Ebbi un contrasto con l’insegnante di Lingua e letteratura latina, il professore Occioni, mentre mi aveva preso a benvolere il professor Monaci, docente di Filologia romanza. Costui, che aveva compreso il mio carattere tenace, per quanto possa parer bizzarro, mi consigliò di terminare l’università in Germania e troncare così ogni spiacevole occasione di urto con il detto professore, che era anche preside della facoltà di Lettere. Mi decisi pertanto di recarmi nella dotta Germania e scelsi la Università di Bonn», ricorda Luigi Pirandello nel Frammento d’autobiografia dettato all’amico Pio Spezi nel 1893. Probabilmente lo scrittore aveva già in mente di andare a studiare in Germania. Aggiunge, fra l’altro: «Studio il tedesco perché è vergogna massima non conoscerlo». Il 10 ottobre 1889, Pirandello parte per Bonn e si iscrive alla prestigiosa Rheinisch Friedrich-Wilhelms-Universität, sotto la guida di Wendelin Foerster, professore di filologia romanza.

Alloggia all’Hôtel zum Münster, lo stesso albergo che ospita il pittore e mosaicista veneziano Giovanni Sambo, arrivato da Milano per rivestire la cupola del Duomo. Nell’albergo, inoltre, stringe amicizia con un giovane irlandese poliglotta, William Henry Madden, e con lui si trasferisce in via Neuthor 1 («Ho trovato in via Neuthor – che vuol poi dire Portanova – due stanzette. Due stanze che mi si cedono più a buon mercato di questa sola stanza, piccola e per me disadatta, d’albergo»).

Bonn piace subito al giovane Pirandello. In una lettera inviata a casa descrive il luogo con entusiasmo: «È una bellissima cittadina in riva al Reno, una delle più belle, anzi la più bella addirittura ch’io abbia mai veduto». A Bonn scrive la poesia Convegno, nella quale fa una descrizione di se stesso, e che, nell’ottobre del 1901, sarà pubblicata sulla Rivista d’Italia: «Eccolo in Germania, a Bonn sul Reno, / sotto un cappello di castoro, enorme: / magro ergo smunto: non mangia, non dorme; / studia sul serio (o così crede almeno) / del linguaggio le origini e le forme». Un tenero legame unì, per tutta la sua vita, Luigi alla sorella Lina che considerò sempre confidente e amica.

Le lettere inviate a Lina e alla famiglia evidenziano gli stati d’animo vissuti durante il suo soggiorno a Bonn; ma soprattutto la nostalgia per i propri cari lontani, per il suo amato Caos («La vita di Luigi Pirandello è l’involontario soggiorno sulla terra di un figlio del caos», soleva scherzare), per i profumi e per il calore della sua Sicilia. Nella fittissima corrispondenza con i suoi familiari, il futuro Premio Nobel descrive minuziosamente le sue giornate e tutto quello che riguarda studi e lavoro letterario: «Ho avuto ed ho ed avrò molto, molto, molto da fare. Oltre agli studi universitari, che son pesantissimi, mi occupo della lettura dei commediografi latini Plauto e Terenzio, per farne un serio confronto con la commedia nostra del Cinquecento». Durante il primo semestre universitario a Bonn, scrive il saggio critico Petrarca a Colonia.

Nel 1889 pubblica il libro di versi Mal giocando (edizioni Libreria Internazionale Pedone Lauriel di Palermo). Nella primavera-estate dello stesso anno compone la raccolta poetica Pasqua di Gea, dove affiora la sua storia d’amore con Jenny Schulz-Lander, la giovane figlia del suo albergatore; il volume sarà pubblicato nel 1891 a Milano, da Galli, con dedica alla ragazza amata. In Germania comincia a scrivere il Taccuino di Bonn, composto dal 1889 al 1893 e oltre, un interessante manoscritto, ancora ignoto agli studiosi, tranne per qualche rara trascrizione di testi e immagini. A Bonn, Pirandello sceglie come campo privilegiato di indagine la filologia romanza; ne sono testimonianza il manoscritto noto come il Libretto rosso o Provenzale, che contiene la traduzione parziale della Grammatik der romanischen Sprachen di Friedrich Christian Diez.

In un suo scritto pubblicato su Vita Nuova del 4 novembre 1890 afferma: «Io studio, con vivo amore e con assidua cura, filologia romanza, e l’opinione di cui son seguace è quella della scienza  a cui mi son dato». Già in un’altra lettera ai familiari, spedita da Bonn il 20 aprile 1890, spiegava le ragioni per cui voleva mettere da parte la filologia e dedicarsi alla letteratura: «Al giorno d’oggi, miei cari, non si possono fare due mestieri. O buon poeta o buon filologo. Il Foerster me l’ha detto, e io vedo e so com’egli lavora: bisogna scegliere adunque. Ove io volessi seguire ad esercitare i due mestieri riuscirei mediocre poeta e mediocrissimo filologo». Nell’aprile presenta uno studio su Lessing, la Favola e le Favole, andato perduto, e durante l’estate affianca il professor Foerster in un seminario dedicato all’Inferno.

Il 12 dicembre 1889 Pirandello scrive alla sorella Lina e al cognato: «Vi comunico, miei cari, che in Aprile sarò dottore in Filologia romanza e che appena ottenuta la laurea e il titolo passerò a insegnare Lettere italiane in questa università di Bonn, con emolumento annuo di circa 4 mila lire italiane, suscettibili d’illimitato aumento, oltre il provento delle iscrizioni al mio corso e una indennità d’alloggio. Di ciò vado debitore al professor Foerster, del quale, non so perché, mi son accattivata tutta la simpatia». Il 21 marzo 1891 Pirandello si laurea discutendo la tesi su Suoni e sviluppo dei suoni della parlata di Girgenti (titolo in tedesco: Laute und Lautentwickelung der Mundart von Girgenti) in cui descrive il dialetto della sua città e quelli dell’intera provincia, che suddivide in diverse aree linguistiche. Nel marzo 1890 aveva scritto ai familiari: «Fra due mesi comincerò a insegnare all’università di Bonn». Le cose, però, vanno diversamente: ai primi di aprile del 1891 rientra a Roma, dove si stabilisce definitivamente.

A cura della Biblioteca-museo Pirandello di Agrigento

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