03.01. Credo

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Credo

03.01. Credo

Pubblicata nella Rivista d’Italia, ottobre 1901.….

Tengo a vantarmi solo d’una cosa,
cioè:
d’aver per tempo appreso che si sente
pure una gioja, ancora a molti ascosa,
nel non chieder perché
di niente
né a Dio nostro signore, né alla sposa
di Dio, madre Natura, né alla gente;
e nel lasciar che i cosí detti scaltri
non prestin essi fede alla bugia
che altri
dal nostro stesso dimandar sovente
a dir costretto sia….

Se Dio mi vuol far credere ch’Egli è
dovunque
e che
veglia su tutti, e dunque
pure su me;
ch’Egli d’una giustizia è dispensiere
la qual col nostro metro
non si misura né intender ci è dato,
dovrò dargli per questo dispiacere?
gli crederò:
il mondo, bene o male, ha camminato,
almeno un po’;
Egli non sa mutar l’antico andare,
povero Vecchio, ed è rimasto indietro.
Ma il mal non lo so fare,
e alle labbra, che chiacchieran da mane
a sera,
che costa, alla fin fine, una preghiera?
Io rimango credente, ei Dio rimane.

Chi d’inventar si piaccia
stranissime avventure
e trovar brami chi fede gli presti,
venga da me, venga e le narri pure:
di stupor, d’ira o di duol, com’ei vuole,
vedrà tosto atteggiarsi la mia faccia,
seguendo le parole
e i gesti.
Poco mi costerà farlo felice.
E non m’importa s’egli poi balordo
mi dice:
so d’essere la rete ed egli il tordo.


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Noto soprattutto per le numerose e caratteristiche novelle, le singolari opere teatrali e gli altrettanto peculiari romanzi, Pirandello, agli albori della sua carriera, fu anche poeta. Un poeta che, nonostante fosse solo agli inizi, lasciava già intravedere chiare tracce non solo del suo inconfondibile stile, ma soprattutto della sua particolare visione del mondo e della natura umana. Nel 1960 vennero per la prima volta pubblicate in un’unica raccolta tutte le opere poetiche dell’autore, accompagnate da testi inediti pazientemente ricercati e recuperati fra i numerosi scritti sparsi. L’amore ed i rapporti fra uomo e donna, tematiche chiave in Pirandello, spesso trasfigurate da ambientazioni irreali e mitiche, mostrano già quelle lacerazioni e contraddizioni che col tempo diventeranno segni distintivi dell’intera opera pirandelliana. Basti pensare al titolo della prima raccolta poetica dell’autore, Mal giocondo, ossimoro che, dietro l’apparente scherzo nell’accostare due termini così dissimili, quasi a volersi burlare del lettore, anticipa le antinomie e incoerenze che saranno parte integrante delle successive opere teatrali e dei romanzi.

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